Lolita Lobosco, vicequestore, è protagonista dei gialli di Gabriella Genisi.
Vanina Guarrasi, anche lei vicequestore, di quelli di Cristina Cassar Scalia.
Teresa Battaglia, commissaria, è la protagonista dei gialli di Ilaria Tuti.
Imma Tataranni, sostituto procuratore, quella dei gialli di Mariolina Venezia.
Blanca, poliziotta esperta in decodificazione, è la protagonista dei gialli di Patrizia Rinaldi.
Sono
alcune delle donne in giallo italiane.
Se gran parte della nostra attuale narrativa è legata al genere giallo, magari tendente al noir, al thriller o “spurio”, non sono poche le gialliste che hanno messo al centro delle loro storie protagoniste donne, molte delle quali sono diventate o stanno per diventare protagoniste di omonime serie tv. (Non mancano neppure le protagoniste donne scritte da uomini come la Sara Morozzi di Maurizio de Giovanni).
Lolita, Vanina, Teresa, Imma, Blanca hanno tutte caratteristiche personali, fisiche e psichiche, molto delineate (per esempio: la prorompente sensualità di Lolita, il diabete di Teresa, l’ipovisione di Blanca) e sono inserite in un contesto geografico specifico (Lolita a Bari; Vanina a Catania; Teresa in Friuli; Imma a Matera; Blanca a Pozzuoli).
Mi chiedo se siano state fatte su di loro delle tesi di laurea, o, comunque, qualche analisi approfondita, oltre che sul valore narrativo dei loro libri, sul modello di donna che esprimono rispetto al lavoro, alle relazioni sentimentali, alla maternità (delle cinque citate, solo la Tataranni ha una famiglia con marito e figlia). E, magari, se è stata fatta qualche analisi sul rapporto tra i romanzi e la versione “liberamente ispirata” passata in tv (nota personale a latere: la Tataranni ha un’interprete eccezionale in Vanessa Scalera).
Foto dal Web
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