sabato 23 aprile 2022

Se Reggio fosse stata una città normale...

 


 

Se Reggio fosse stata una città normale, il weekend che inizia con la festa del santo patrono della città avrebbe dovuto essere un pullulare di iniziative tali da cominciare a portare in città migliaia di persone desiderose di anticipare una visita al Marc per il cinquantesimo del ritrovamento dei Bronzi e di approfittare dell’occasione per una puntata anche a Gambarie, o a Scilla o a Locri, a Bova, a Gerace, o altre belle località a scelta.

 

Se Reggio fosse stata… : in greco, se non ricordo male, questa sarebbe  l’ipotesi di un periodo ipotetico del quarto tipo, o dell’irrealtà. Reggio, infatti, non è una città normale.

 

A certificarlo in maniera definitiva – un certificato di morte? – è il fatto che, se così non fosse, già almeno da un anno, la città tutta – in verità, la regione tutta – avrebbe potuto e, quindi, dovuto – intorno a quella straordinaria ricchezza del passato che, cinquanta anni fa, lo Jonio ci ha restituito, regalo inatteso e, purtroppo, immeritato – ricostruirsi: di un’occasione così, una città normale avrebbe fatto il suo speciale PNRR.

 

In una città che gode del sole almeno 335 giorni l’anno, si è come depositata una caligine, insieme opprimente e deprimente, che sembra coprire anche le energie di tanti che ci provano ancora a farle godere tutto il sole, il cielo, il mare che ha.

 

Se ne può ancora uscire?

 

Come?

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