La pandemia ci ha riempito di parole di cui avremmo
volentieri fatto a meno.
Mi chiedo se e quanto abbia allargato il desiderio
di poter pronunciare antiche parole
se non desuete in forte contrazione:
padre, madre, figlio, figlia, fratello, sorella,
nonna, nonno.
Se un futuro buono – nostalgia d’un possibile insperato –
non potrebbe ripartire dall’essere ognuno in un insieme.
E, tutti, in tanti insiemi aperti e tra loro collegati.
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