I tre libri che mi sono piaciuti di più tra quelli letti a
maggio sono:
Le mani della madre:
Desiderio, fantasmi ed eredità del
materno di Massimo Recalcati.
Forse c’è un po’ troppo di
psicanalisi e di Lacan (d’altra parte l’autore è un psicanalista, lacaniano),
ma le riflessioni di Recalcati vanno comunque al di là della psicanalisi. Emerge
con nettezza la profonda trasformazione intercorsa negli ultimi decenni. Dalla
donna che si realizzava nell’essere madre e viveva al solo servizio del figlio,
espungendo da sé la donna, a quella che, per realizzarsi, abolisce in se stessa
la madre. Il punto d’equilibrio auspicato, mi pare, è che la madre continui ad
essere una donna e che, d’altra parte, la donna sia in grado di aprirsi al suo
desiderio di maternità, in una dinamica continua di presenza-assenza rispetto
al figlio.
Considerazione personale: La mia
generazione, quella nata agli inizi degli anni cinquanta, è stata all’interno
di una centrifuga epocale. È cresciuta quando le donne erano madri o non erano
ed è diventata maggiorenne dopo il 68, quando la visione delle cose era
cambiata, per diventare, a metà degli anni settanta, opposta. I figli da
destino e ricchezza di vita, in meno di venti anni, sono diventati una scelta
inquieta, in quanto potenziale pericolo di perdita di tutte le conquiste di
autonomia e libertà sociale intervenute nel frattempo. Come sono cresciute le nostre figlie? Hanno trovato l’equilibrio tra il loro essere donne e il loro
essere (almeno potenzialmente) madri?
Immagina di essere in guerra di Janne Teller
Un libro contro la guerra, ma
soprattutto un testo che abitua a mettersi, mentalmente, nei panni degli altri.
Un cambio di prospettiva che è già in se stesso un metodo per costruire una
società globalmente più giusta. Uno di quei (pochi) libri per ragazzi che viene subito voglia di usare in
classe, magari facendone un percorso più specificamente adatto ai propri
allievi.
Sette brevi lezioni di
fisica di Carlo Rovelli
Per quanto si tratti di un testo
semplice, di una narrazione piana, non è che io abbia capito tutto (la fisica l’ho
lasciata un po’ di ere fa, alla fine del liceo). Ma mi è piaciuto molto
leggerlo, verificare come la scienza possa esserci così utile eppure essere
così poco assoluta, ovvero essere sempre un’ipotesi che apre ad altre ipotesi.
Per una reggina che considera lo Stretto uno dei beni immateriali più belli del
mondo, quel primo capitolo in cui Rovelli spiega come ha capito la teoria della
relatività osservando l’orizzonte dalla spiaggia di San Lorenzo è da
incorniciare.
Nessun commento:
Posta un commento