Aiuta ‘o iutatu, cu
povuru è ‘mparato.
Ovvero: Aiuta il ricco, quello che già è ben aiutato, tanto
il povero è ben abituato a sopportare.
Così pregava una vecchietta del mio
paese, una che – mia madre la ricorda bene – viveva d’aria e di rosari.
In un mondo, povero, che
scoppia di problemi drammatici, l’Europa, ricca, non è all’altezza del meglio
della propria storia. E noi non abbiamo più tempo e voglia neppure di guardare le immagini di Lesbo né di altri, gravissimi, drammi.
Ne abbiamo uno, nostro. Che affrontiamo annaspando.
Che Dio ci aiuti, insomma.
E, quando sarà finita, speriamo - ma non ne sono certa - che avremo imparato almeno una lezione: che il Paese è uno, che, se si sta male in Lombardia si sta male in Calabria e VICEVERSA.
Che uno deve essere il sistema sanitario, una la scuola ecc.ecc. Che il regionalismo, così come l'abbiamo vissuto e come, peggio, lo si vorrebbe, è fallito.
Oltre, naturalmente, alla lezione più importante: che il mondo è uno e il nostro è un destino comune.
Ne abbiamo uno, nostro. Che affrontiamo annaspando.
Che Dio ci aiuti, insomma.
E, quando sarà finita, speriamo - ma non ne sono certa - che avremo imparato almeno una lezione: che il Paese è uno, che, se si sta male in Lombardia si sta male in Calabria e VICEVERSA.
Che uno deve essere il sistema sanitario, una la scuola ecc.ecc. Che il regionalismo, così come l'abbiamo vissuto e come, peggio, lo si vorrebbe, è fallito.
Oltre, naturalmente, alla lezione più importante: che il mondo è uno e il nostro è un destino comune.
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