venerdì 30 novembre 2018

Frammenti d'un anno scolastico: Riccardo Muti: Io studio ogni giorno


 
Muti a Nisida, oggi
A Riccardo Muti
I tuoi occhi cristallini
sfiorarono la mia luce
che non perdeva
neanche per un attimo
l’onda di quei tasti
bui ma luminosi.
Ballavi su quella nera barca
in un mare di intensa passione
di una vita passata
ad amare le orecchie di noi
poveri esseri persi
nei tuoi cristallini occhi
musicanti.


“Voi guadagnate un sacco di soldi”
“Io da sessant’anni lavoro otto ore al giorno, studio, dirigo...”
“Ma voi dormite…”
“Poco, ho tanti pensieri…Ieri sera ho diretto al San Carlo, stamattina mi sono alzato alle sei, ho studiato due ore…”

Il maestro è seduto ad uno dei tavolini del refettorio, ha portato ai ragazzi dei dolcini deliziosi (i fiocchi di neve), ha chiesto se qualcuno di loro suonasse uno strumento, e ora chiacchiera con un gruppetto cui ripete più volte: “Io studio tutti i giorni.”

Per chi ritiene che studiare sia inutile (ma i nostri ragazzi sono tutt’altro che soli a pensarlo; ormai sono in tanti a farsene addirittura un vanto) è una lezione di valore inestimabile che una persona riconosciuta nel mondo come Maestro (con la maiuscola molto alta) continui a farlo: ogni giorno.

Muti a Nisida, 22 novembre 2018
Questa è la seconda visita di Riccardo Muti a Nisida in pochi giorni, inframmezzata dalla partecipazione di alcuni ragazze e ragazzi alla prova generale di Così fan tutte.

Dopo la prima visita, nel nostro piccolo Laboratorio di Poesie, Valentina gli aveva dedicato alcuni versi: che oggi gli ha letto.

Uscendo, un’assistente voleva prendere il foglio protocollo su cui era scritta  la poesia per evitare che il maestro dovesse tenere qualcosa in mano, ma Muti è stato categorico: “No, questa la tengo io: la voglio rileggere.”

giovedì 29 novembre 2018

Frammenti d'un anno scolastico: Le scoperte dell'Orto botanico






Visita guidata, ieri, all’Orto botanico. Una scoperta per un gruppo di ragazzi e ragazze che, naturalmente, non c’erano mai stati e che hanno bisogno di un po’ di tempo per sciogliersi e lasciarsi prendere dal gusto delle piante, dei fiori, dei frutti. Come dice uno di loro, “non è che a un ragazzo piace andare in un parco” e anche il rispetto e l’amore per il verde è frutto di educazione, una conquista della crescita: “Quando andiamo in classe, voi ci interrogate e vedete che abbiamo capito.”

Anche noi insegnanti che pure l’avevamo visitato più volte, ne scopriamo, ciascuna, parti che non avevamo mai visto.


Mi emoziona la sezione piante utili con la sottosezione piante da bevande, col chinotto, il maté, la tequila e, soprattutto, quella delle piante della Bibbia. Ecco la spina dell’omonima corona che torturò il capo di Cristo, il sicomoro, su cui salì Zaccheo che, piccolo di statura, cercava un luogo per vedere Gesù e restò stupefatto quando si sentì chiamare: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua., e la zizzania che – ci racconta il dottor Avolio, la nostra guida – è davvero impossibile sradicare. (Dirà un’educatrice: “La zizzania è quella che proprio -nel mondo, ndr- non manca, se ne potrebbero fare certe frittate.”)


Ma l’emozione più forte mi viene da una delle ragazze che si sta preparando per l’ultimo anno del superiore e relativi esami di stato. Mentre usciamo, si avvicina per chiedermi: “Mae’, ma quale facoltà dovrei fare per poter lavorare qui? Sarebbe proprio bello.”

domenica 25 novembre 2018

La speranza vale più della paura





Ho avuto il privilegio, oggi, di fare la madrina di cresima ad un ragazzo che mi è caro.
Un’occasione per riflettere, anche, sulla grazia del potersi dire tutt’ora, in un’epoca post-cristiana, e sebbene tanto imperfetti, cristiani: almeno nel desiderio. E, anche, per riconoscere che non siamo nati per morire, bensì per incominciare (Hannah Arendt). E ritrovare la voglia di strappare la gioia/ai giorni futuri consapevoli che in questa vita non è difficile morire./Vivere è di gran lunga più difficile (Vladimir Mayakovsky) vale più del doppio quando lo sguardo sulla quotidianità, come in questi appunti di pochi giorni fa, rischia di accumulare soprattutto dolore.

Il fantasma e la paura

Il vestito di sartoria,
con la camicia fresca di stiro
è quasi un’armatura.
Ma qui non c’è nessun
barone rampante e neppure
un visconte dimezzato,
né un cavaliere inesistente:
solo un fantasma:
inesistente.

Assaggiato il nulla
rimasticato col niente,
ci accoglie
-umido grembo-
il buio del pozzo.
Ma il flebile tondo di luce
e la voce narrante libertà
non prosciugano
lo struggimento
di un futuro troppo oscuro.