lunedì 26 settembre 2022

Libri di settembre: La Parola e i racconti, La grande carestia, Pentcho

 

                                                Disegno di Cecilia Latella per la copertina del mio Rammendi di vite                                                        qualsiasi, Guida editore: il grano della mia infanzia, il grano dell'Ucraina.

 

Donne di Mariapia Veladiano è il racconto che mi è piaciuto di più di La Parola e i racconti, edito da Libreria Vaticana, rivisitazione, da parte di sedici autrici di altrettante parabole evangeliche, nato da una bella idea di Donne Chiesa Mondo (ma a parte qualcheduno, i racconti non mi ha convinto più di tanto). 

Mi sono chiesta quale parabola avrei scelto io. Forse la centesima pecora da “recuperare”, lasciando le altre novantanove al sicuro, legata un po’ a quella che, per tanti anni, è stata la mia professione. Ma fanno particolarmente parte del mio respiro quelle “agricole” o “casalinghe” – dal chicco di grano che muore per rinascere al lievito che fa fermentare la pasta – di cui ho assorbito la verità e la concretezza fin dall’infanzia.

Anche se le letture sul grano e sul pane non mi sono mai mancate – e uno dei libri curati a Nisida che mi sono più cari è, non a caso, Parole come Pane – mai ho letto tanto di grano come dal febbraio di quest’anno con l’invasione russa dell’Ucraina e la scoperta dell’Holodomor (evento che ignoravo).

Sto leggendo, adesso, un libro fondamentale sull’argomento, sui relativi preludi e continuazione, La grande carestia – La guerra di Stalin all’Ucraina di Anne Applebaum, edito da Mondadori: un testo potente su una crudele verità storica. Che continua con/nell’attuale tentativo russo di nuovo genocidio in Ucraina. W la Resistenza ucraina.

 

Dei libri letti nelle ultime settimane, metterei sul podio Pentcho di Antonio Salvati: il lungo viaggio di 400 ebrei partiti da Bratislava sotto invasione nazista, che provano ad arrivare in battello in Palestina e finiscono a Ferramonti, in Calabria, nel più importante campo di concentramento italiano per ebrei.

domenica 25 settembre 2022

Il voto di oggi e la storia lunga

 

L'Italia che amo. Quella sobria, seria, competente di Mario Draghi. L'Italia atlantista ed europeista, che riconosce nella Resistenza ucraina i propri valori fondanti

Ho votato all’alba. Come sempre. Come faceva mio padre: “Se poi mi succede qualcosa durante la giornata, il partito perde un voto”. Consapevole e grata che a gente come lui – cavaliere per meriti “resistenziali” – si deve la possibilità di votare.

Stamattina non solo ho “aperto” il seggio, come mi è capitato sempre, ho dovuto anche aspettare che materialmente lo aprissero, togliendo i sigilli all'aula, poiché il presidente ha avuto un qualche intoppo ed è arrivato più tardi e, mentre ero sulle scale per andarmene, mi hanno richiamato perché s’erano scordati di trascrivere il numero della scheda elettorale: al primo voto, non avevano ancora abbastanza allenamento.

La giornata è grigia, ventosa, fredda con scariche di pioggia intermittenti. Sembra il clima adatto, il giusto preludio a ciò che ci aspetta. L’Italia che uscirà maggioritaria dalle urne non è quella che vorrei io. Per me, e gente come me, le elezioni andranno male, con una gamma che va dal malissimo al pessimo e, una piccola luce per il futuro, se chi ha sostenuto a spada tratta l’Agenda Draghi avrà un risultato decente/buono.

Non ho nessuna voglia di aggiungere al lamento del cielo – in questo momento piove fitto – altri lamenti. Arriva il tempo di fare roccia col proprio “personale”: il lavoro (si lavora anche in pensione); gli interessi (dalla lettura al giardinaggio); gli affetti, continuando a “costruire”, continuando a provare di costruire.

La storia è lunga. E nessun momento grigio o buio la chiude. 

 

Ripreso su Zoomsud:

http://www.zoomsud.it/index.php/politica/108564-elezioni-napoli-il-mio-voto-sotto-la-pioggia