Giorni in cui si stringe lo spazio (la
costrizione rende pesante permanere in una casa grande e confortevole,
figuriamoci in ambienti piccoli e non accoglienti) e si dilata il tempo. Ore e ore libere, ma confinate nelle mura
d’una casa. Alla lunga, non pochi rischieranno di
perdere i ritmi normali della veglia e del sonno, dei pasti, del lavoro e del
riposo. Saranno in molti a svegliarsi chiedendosi: ma che giorno è?
Non è facile affrontare il tempo medio: se
ci si mette a pensare, come realisticamente chiaro, che quest’anno si salta
Pasqua, un po’ di depressione arriva a tutti. Ma non si può eludere l’oggi
(come vivere l’attuale quotidianità) ed è tempo di inventarsi il futuro. Quando
saremo (come ironizzava un tempo Moretti per i pci-pds) uguali e diversi. Uguali perché,
fondamentalmente, anche nella diversità dei contesti, le persone sono sempre buone
o cattive, intelligenti o stupide, egoiste o generose. Diversi perché la variazione del contesto non è cosa da poco.
Quando la pandemia sarà superata, l’Europa,
l’Italia, il mondo non saranno com’erano. Probabilmente la frattura sarà più
forte che tra prima e dopo la Grande Guerra, prima e dopo la Seconda Guerra
Mondiale. Una frattura epocale, un po’ quella (immaginaria, ma significativa)
dell’Anno Mille. Ci sono scenari ancora troppo in fieri, altri che possiamo
cominciare a prevedere. A livello più generale e nel contesto in cui viviamo.
Per esempio, un po’ dovunque, ma a Sud,
soprattutto, la lunga mancanza di scuola, sebbene surrogata con la didattica a
distanza, potrebbe lasciare più indietro bambini che non possiedono supporti tecnologici
né famiglie che li appoggino nella lettura e nello studio. Ed è ampiamente presumibile
che non siano certo diminuite in questo periodo quelle problematiche
psicologiche, sociali, economiche che già contribuivano a mettere alcuni minori
a rischio devianza.
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