lunedì 16 marzo 2020

Cronache da un'epidemia 7




Giorni in cui si stringe lo spazio (la costrizione rende pesante permanere in una casa grande e confortevole, figuriamoci in ambienti piccoli e non accoglienti) e si dilata il tempo. Ore e ore libere, ma confinate nelle mura d’una casa. Alla lunga, non pochi rischieranno di perdere i ritmi normali della veglia e del sonno, dei pasti, del lavoro e del riposo. Saranno in molti a svegliarsi chiedendosi: ma che giorno è?

Non è facile affrontare il tempo medio: se ci si mette a pensare, come realisticamente chiaro, che quest’anno si salta Pasqua, un po’ di depressione arriva a tutti. Ma non si può eludere l’oggi (come vivere l’attuale quotidianità) ed è tempo di inventarsi il futuro. Quando saremo (come ironizzava un tempo Moretti per i pci-pds) uguali e diversi. Uguali perché, fondamentalmente, anche nella diversità dei contesti, le persone sono sempre buone o cattive, intelligenti o stupide, egoiste o generose. Diversi perché la variazione del contesto non è cosa da poco.

Quando la pandemia sarà superata, l’Europa, l’Italia, il mondo non saranno com’erano. Probabilmente la frattura sarà più forte che tra prima e dopo la Grande Guerra, prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Una frattura epocale, un po’ quella (immaginaria, ma significativa) dell’Anno Mille. Ci sono scenari ancora troppo in fieri, altri che possiamo cominciare a prevedere. A livello più generale e nel contesto in cui viviamo.

Per esempio, un po’ dovunque, ma a Sud, soprattutto, la lunga mancanza di scuola, sebbene surrogata con la didattica a distanza, potrebbe lasciare più indietro bambini che non possiedono supporti tecnologici né famiglie che li appoggino nella lettura e nello studio. Ed è ampiamente presumibile che non siano certo diminuite in questo periodo quelle problematiche psicologiche, sociali, economiche che già contribuivano a mettere alcuni minori a rischio devianza.

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