domenica 8 marzo 2020

Ai calabresi. A futura memoria




Museo Archeologico di Reggio Calabria: Vasi provenienti da Occhio di Pellaro
La Calabria rischia la strage. Le nostre strutture sanitarie sono quelle che sono. Anche l’età media degli abitanti di alcuni paesi è contro di noi. Se il virus prende piede, altro che numero contenuto di morti. Cerchiamo di limitare i danni. Rispettiamo le regole. Facciamo – ciascun calabrese, che viva o no nella regione – il possibile e un po’ più del possibile. Sapendo che la nostra ‘nticchia è decisiva per evitare la tragedia. Perché, se ci fosse un’Apocalisse, noi ne saremo l’apice.

Quando tutto questo sarà passato, è più che possibile che il Paese non sia diventato migliore, anzi. Che, magari, si spezzerà. Rendendo illusorio un asuspicio.

Che i calabresi sopravvissuti si lascino dietro le spalle l’illusione del grande passato, la Magna Grecia e quant’altro, e le sterili litanie sul rinfaccio di colpe, e non accettino dalla politica – dai loro politici e da quelli nazionali – niente di meno di quanto hanno gli altri italiani: la stessa scuola (stessi asili nido, stesso tempo pieno), gli stessi trasporti (strade, autostrade, aeroporti), la stessa sanità (in ogni suo aspetto). Senza se e senza ma.

 Ripreso su Zoomsud:


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