mercoledì 31 luglio 2019

Giulia e la vasaia di Occhio




Sito Archeologico di Occhio

Era prigioniera, Giulia, nella torre che ne avrebbe preso il nome (e che, adesso, non c’è più). Prigioniera, ma sempre figlia di Augusto. Prigioniera a Reggio, ma con una piccola schiera di servi, per la gestione della casa, e alcune schiave dedite alla sua persona. E con un piccolo manipolo di soldati che la controllava, ma, al tempo stesso, la proteggeva ed un comandante militare che era il suo carceriere capo e, insieme, il suo più devoto difensore. Un uomo forte, le cui ginocchia si piegavano di fronte al conturbante fascino di lei. 

Era prigioniera, Giulia, ma continuava a vestire con abiti degni della figlia dell’imperatore di Roma e a circondarsi di cose belle.

Aveva saputo che, a Occhio, c’erano bravi vasai. E aveva mandato un servo a comprarne per lei di grandi e di piccoli. Ne era rimasta contenta e le era venuta come una frenesia di andare lei stessa a bottega. Non aveva pregato, aveva ordinato al centurione di esservi condotta.

Poteva un centurione romano disobbedire agli ordini dell’imperatore che voleva la figlia rinchiusa? Sarebbe arrivato il tempo, con Tiberio, in cui la prigionia di Giulia sarebbe stata totale. Ma, in quel caso, il centurione disobbedì: più del lontano Augusto poterono gli occhi imperiali di Giulia.
E Giulia arrivò ad Occhio, e vide con i suoi occhi e scelse vasi bellissimi. Nella bottega del capo dei vasai c’era una ragazza: anche lei lavorava la creta. Le sue mani scorrevano veloci, dando forma all’aria.

Anfore di Occhio al Museo Archeologico di Reggio Calabria


P.S. Questo è il sogno (e i sogni, si sa, non hanno necessità di rispettare ogni particolare della storia) che mi faccio ogni volta che passo davanti al Sito Archeologico di Occhio, che, come tutti gli altri della zona, resta troppo sottovalorizzato.

domenica 28 luglio 2019

Al via il primo Jamu Summer Festival di San Filippo



Ameno un centinaio di persone nella piazzetta di san Filippo per il primo Jamu, Summer Festival. Ospiti Fabio Cuzzola e Tonino Perna, coautori, insieme all’assente per altri impegni Daniele Castrizio, de Il viaggio degli eroi.  



Tema: riflettere sul restare come scelta possibile e il partire come l’inizio di un viaggio che non recida il legame con il luogo delle origini e non escluda la possibilità del ritorno.



Due ore e mezzo di dibattito sulla realtà della Calabria (la sua scuola, la sua economia, il suo passato e il suo futuro) di grandissima vivacità intellettuale e di forte sensibilità.



Nel vento che gradevolmente ha rinfrescato la serata, gli odori della nostra terra (anche del cibo che ha preceduto e seguito il dibattito) si sono mescolati con echi provenienti da lontano (anche se nessuno li ha citati, a me Jamu richiama in mente l’Yes i can di Obama e l’En marche di Macron) in un respiro di speranza. 


Perché niente ti mette in moto più del provare, come nei bei versi di Pasolini, ad essere/ nel sentimento/al punto in cui il mondo si rinnova.


Foto di Paolo Coppola

venerdì 26 luglio 2019

Spigolature Pellarote





Lungomare di Pellaro. Domenico Dara parla del suo primo libro Breve trattato sulle coincidenze e annuncia il terzo volume. A domanda, risponde che l’insistenza nel parlare di “letteratura calabrese” ha a che fare con esigenze identitarie, più di un senso ma non con la letteratura: che è, appunto, letteratura senza aggettivi. Lui non lo dice, ma mi sembrano correlati al suo pensiero due concetti. Il primo è che la Calabria patisce un sotterraneo senso di inferiorità, cui risponde con viscerali spinte identitarie da cui farebbe bene a liberarsi. Il secondo è che ogni aggettivo legato al termine letteratura non la precisa, ma la limita. Sono in gran parte d’accordo con lui. Che in un libro si parli di Calabria ne fa un libro calabrese, se il tasso letterario non supera un certo livello, se si resta, magari con grande dignità, nell’ambito del locale. Se lo supera è, più semplicemente, letteratura. Di autori calabresi, capaci di parlare della Calabria facendone narrazione universale ce ne sta più di uno. Forse loro stessi devono prendere maggiore coscienza di essere, nello stesso tempo, gente di Calabria e gente del mondo, con radici nella nostra terra, ma rami che possono estendersi ben al di là dei confini nazionali.


Ci sono molte iniziative di volontariato ambientale. La Proloco Reggio Sud, per esempio, ha ripulito la spiaggia di Punta Pellaro e messo su una staccionata. Volontari hanno ripulito i guardinetti intorno al Palazzetto dello Sport, allestendo anche un campetto di calcio e uno di basket (la riapertura dell'anfiteatro è stata l'occasione per l'incontro con dara, in un bel connubio sport per ragazzi e diffusione dei libri). La scorsa domenica, alcuni volontari hanno ripulito le aiuole di Piazza Stazione. Avrei dato volentieri una mano, se non avessi avuto altri impegni. Stamattina (cinque giorni dopo) i sacchetti di spazzatura raccolta aspettano ancora di trovare una destinazione.



Secondo tradizione, oggi abbiamo avuto in regalo i primi fichi dell’anno: Sant’Anna, fica ca canna. Due note sul cibo. Uno: Paolo Malara continua nel suo sforzo di (ri)creare una filiera positiva contadini-lavoratori del settore-fornai per portare in tavola pane fatto con grano locale. Io vado a comprare il pane con allegria, sognando di rivedere anche da queste parti le spighe dorate delle estati della mia infanzia. Due: Il gelato di Mirko sulla strada Nazionale compete con i migliori reggini: il che è tutto dire.