“E se fosse il desiderio di un bambino l’atto più sconsiderato e rivoluzionario di tutti? Nel senso letterale della parola: apportatore di un radicale rinnovamento. Anche se, diciamo la verità, nella Storia non se n’è accorto nessuno. Forse solo il taoista Lao Tsé, che interrogato su cos’è la vita di un essere umano rispose: ‘Nacque, fece un figlio e morì’.” Sono alle prime pagine dell’appena pubblicato Flashback di Cristina Comencini, Feltrinelli editore. Condivido in pieno questa affermazione, concetto su cui rifletto da anni.
In questi giorni – dominati dalla follia putiniana (NB: resta indispensabile per il futuro dell’Europa che la Russia perda la guerra che sta conducendo in Ucraina), dalla ribellione delle ragazze iraniane, dai presagi di un autunno-inverno pesanti: buio e freddo e dal dibattito, non privo di elementi stucchevoli sul dopo voto – è girato su internet un video doppiamente deprimente. Imbarazzante la Boldrini che non riesce a rispondere ad una contestazione – cosa che un politico di lungo corso dovrebbe saper fare sempre e nel merito e con garbo. Inquietante la ragazzina convinta di fare la rivoluzione al grido di “diritto di aborto”, senza neppure sospettare che, magari, potrebbe energicamente chiedere una diffusa, capillare educazione sentimentale-sessuale a scuola che ne scongiurasse il più possibile il ricorso e, che, quando tra qualche anno, volesse diventare madre, si troverà di fronte ad ertissime montagne (economiche, sociali, culturali) da scalare.
Abbiamo problemi enormi nel mondo e nel nostro paese. Se riuscissimo a tirar fuori un desiderio di vita – che comprende la forza di affrontarne le durezze, i limiti, gli scacchi – forse ne verremmo fuori meglio.
Fare un bambino, con libera consapevolezza, è, e sviluppa, un'energia creativa personale e familiare, dal valore sociale potente: un segno nel mondo e nella storia.
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