L’ultima settimana dell’anno liturgico – quella
in corso – è percorsa da un’attesa apocalittica,
che accompagna vivide immagini di violenza, dolore e morte con un invito
apparentemente contraddittorio: perché la fine – annunciata – della storia
umana («prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine») si ribalta
in un nuovo inizio di umanità liberata in Dio.
Dice il Vangelo di oggi, annunciando segni
nel cielo e paura e angoscia sulla terra: «Quando cominceranno ad accadere
queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è
vicina».
Non so quanti riescono a vedere primizie
di liberazione nell’attuale accumularsi
di segni inquietanti per l’umanità tutta, ma felice chi – consapevole del
possibile buio prossimo venturo – non si fa sopraffare dall’attesa del disastro
planetario e continua a costruire anche piccoli frammenti di umanità, di
verità, di bellezza: di vita.
Nervi saldi occorrono, Maria, e una grande fede non nell'umanità ma in sé, nella propria capacità di continuare a costruire nonostante tutto.
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