Piove. Da giorni.
I sottovasi delle piante sul balcone tracimano acqua.
Ma la nebbia si è alzata e, nel grigio, i contorni dell’isola
all’orizzonte sono nitidi.
La mente macina immagini:
gli ucraini al freddo
(quasi un secolo fa li hanno sterminati con la fame,
adesso ci provano col gelo)
le danze coi capelli al vento
delle ragazze iraniane,
l’autonomia differenziata
(che rischia di mandare in spazzatura
il Risorgimento)
le croci di persone amate,
le paure e le speranze di quelli
che più sono mia carne e mio respiro.
Una settimana ancora e inizia l’Avvento
tempo di promesse.
Sarà un cammino lungo fino a Pasqua.
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