Ho avuto la fortuna di poter leggere Il disertore e Paradiso di
Abdulrazak Gurnah nelle originali pubblicazioni Garzanti (a quando la ristampa?). Come i più, ne ho scoperto l'esistenza solo con il conferimento del Nobel per la Letteratura
2021. E menomale. Due testi diversi tra loro, più moderatamente sperimentale il primo nell’intreccio di
tempi e vicende, romanzo di formazione il secondo, che fanno entrare nelle
complesse stratificazioni di un mondo lontano da noi e vicinissimo. Due libri
in cui è bello immergersi e non facile, per fortuna, uscirne.
Per tutte le 600 pagine di Crossroads di Franzen (edito da Einaudi), un testo che racconta, come dice Il Manifesto, “l’avvincente qualunquità (drammi inclusi) di una famiglia dell’Illinois”, all’inizio degli anni Settanta, famiglia formata da un pastore protestante, la moglie, e i quattro figli inseriti in un gruppo a carattere religioso, mi sono chiesta se, in Italia, esiste qualche recente romanzo che abbia provato a tratteggiare ragazzi e ragazze frequentanti movimenti/aggregazioni religiose. A me non mi mai capitato di leggerne.
La grande critica nazionale si accorgerà sufficientemente di Marisa Fasanella grazie alla recente pubblicazione da parte di Castevecchi del suo Madri, romanzo di racconti denso, forte, un vortice che, intorno alla follia, esplora la vita e la morte, con una scrittura ben lontana dall'omogenizzazione di tanta narrativa italiana?
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