domenica 17 dicembre 2023

Non c'è Natale senza Eduardo

 

Pomeriggio di metà dicembre. Il primo giorno di freddo vero. Non ho voglia di leggere nessuno dei libri che potrei cominciare o continuare. Vedo Natale in casa Cupiello. Come sempre, da una vita, di questi tempi. Non c’è nessun libro, nessuna opera fatta di parole di cui ricordi le singole frasi con altrettanta tanta precisione. Le battute di Natale in casa Cupiello fanno parte del mio lessico familiare quotidiano. Eppure solo oggi colgo davvero lo stridore tra le situazioni comiche e la complessità della vicenda che vi si racconta. E non mi sembra più una commedia, ma un dramma, se non una tragedia. Mi risale in gola dalle viscere una tristezza fatta di mille tristezze e mi è così difficile reggere la malinconia per il dolore di ogni vita – un dolore i cui motivi vanno ben oltre il contesto storico (e, quindi, sociale ed economico) e attengono all’essenza stessa dell’esistenza, alla sua incompiutezza e fragilità – che più volte devo mettere in pausa.

Ho finito di vedere Natale in casa Cupiello il giorno dopo. Contenta di averlo rivisto. E di aver meglio colto la drammaticità di questa commedia. Magari, nei prossimi anni, scoprirò ancora di più. Di certo, lo rivedrò. A me il presepe piace. Molto.

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