Si può dubitare dell’esistenza di Dio, e, per di più, dell’esistenza di un Dio Padre amorevole. Ma come si può dubitare dell’esistenza dell’Inferno davanti a ciò che, ogni giorno, dall’Ucraina al Medio Oriente all’Afghanistan, si squaderna davanti ai nostri occhi? Come dubitare dell’esistenza del Demonio che irride l’umano desiderio di un po’ di bene travolgendo milioni di vite in guerre, pubbliche tragedie e privati drammi di ogni tipo? Un Inferno, in larga misura determinato dagli uomini, un Demonio in cui convergono gli umani demoni dell’odio, della violenza, della sopraffazione, dell’indifferenza. In che cosa si esprime la grandezza degli uomini se non nel cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio?*
E non è questo spazio che Inferno non è e non vuole diventare, questo spazio di Bene che invece e, nonostante, cerca di farsi strada la prova che Dio è lì nel profondo degli uomini, nella loro esigenza di pace e bellezza, e basterebbe dargli un po’ di spazio perché l’Inferno non dominasse i nostri giorni?
*Italo Calvino, Le città invisibili
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