sabato 8 luglio 2023

Sullo Strega


 

Fino a un po’ di anni fa, l’unico mio rapporto con lo Strega consisteva nella scelta di non leggere il libro risultato vincitore. Pensando al premio come a un evento mondano con il risultato deciso dai rapporti di forza e di convenienza tra case editrici mi sembrava la scelta più saggia.

Poi lo Strega è entrato nella mia vita sotto forma di Strega Giovani nella cui giuria è stata inserita Nisida. Cosa che ha significato leggermi in pochissime notte 11 libri – dalla dozzina ne escludevano uno considerato inadatto a minorenni – preparare delle schede, scegliere dei passi e presentare il tutto ai ragazzi per consentire loro di esprimere un voto, decidendo quei tre-quattro che intendevano leggere, da soli o a gruppetti (al computer; i testi venivano inviati online). Sebbene i libri proposti, nella loro maggioranza, esulassero dagli interessi dei miei allievi, l’esperienza è stata bella e positiva, soprattutto per le ragazze (a quel tempo c’era un gruppetto di ragazze che avevano familiarità con i libri e amavano la narrativa), ma anche per i ragazzi. Abbiamo passato su quei libri un tempo pieno di considerazioni, domande, riflessioni: un tempo vivace.

Ho continuato a seguire con interesse lo Strega anche dopo la pensione. Non che abbia mai dubitato che le scelte finali dipendessero da giochi editoriali (N.B.: la scelta della giuria di Nisida è sempre avvenuta in maniera autonoma e senza interferenze), ma mi è apparso di molto interesse che il premio, oltre a portare attenzione sui libri (con ricaduta economica sulla cinquina e, soprattutto, su vincitore), fosse un termometro attendibile delle linee di tendenza della nostra narrativa.

Lo Strega di quest’anno ero convinta, come pressoché tutti, che l’avrebbe vinto Rosella Postorino fino al giorno in cui è morta Ada D’Adamo, quando non ho avuto alcun dubbio che avrebbe vinto Come d’aria, con una scelta che, a me non piace e che mi sembra foriera di un ulteriore indebolimento della nostra narrativa, che vive soprattutto di noir e memoir.

Si può discutere sul valore di Mi limitavo ad amare te, ma è certo che il libro della Postorino è un romanzo. Si può amare il libro della D’Adamo, ma è certo che romanzo non è. Lasciare in cinquina e far vincere Ferrovie del Messico sarebbe stata una scelta troppo originale per lo Strega, ma la vittoria di Come d’aria – testo ben scritto e da una persona ammirevole – inonderà le librerie di testimonianze di dolori individuali – naturalmente molto rispettabili e, magari, emapaticamente coinvolgenti ma non necessariamente letterari – con una narrativa sempre più ombelicale, incapace di storie generali con collegamenti tra le vicende dei personaggi e la Storia nonché incapace di inventare mondi fantastici: storie in cui immergersi come in mari sempre nuovi.

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