sabato 24 dicembre 2022

Microstorie: Il Natale più bello di Giusy

 

La microstoria parla d'altro, ma il mio sentimento resta, anche stasera, vicino agli Ucraini costretti a resistere anche alla guerra del gelo

Giusy Dattola aveva raggiunto un modesto successo per un caso fortuito. Un suo libretto di racconti, pubblicato da un’oscura casa editrice locale e dimenticato in treno da un’amica, era stato raccolto da un regista televisivo che ne aveva tratto una miniserie tv. Cosa che le aveva fruttato la firma di un contratto per un nuovo libro di consimili racconti con una casa editrice ben più importante. Da quel momento, però, le era venuta meno quell’abitudine a farsi compagnia immaginando storie sulle persone che incontrava. Avrebbe dovuto consegnare la bozza del testo tra due mesi e quel po’ che aveva scritto non valeva niente. La vigilia di Natale la passò a cucinare per dei parenti che, dopo gli anni della pandemia, tornavano per la prima volta dall’estero dove vivevano al paese dei nonni. Mentre friggeva le crispelle, le cominciarono a venire in mente storie su storie, ma non poteva mettersi al computer, c’era ancora tanto da preparare. La cena fu un supplizio. Giusy non vedeva l’ora che finisse e che gli ospiti, che decantavano i cibi e si profondevano in cortesie, andassero finalmente via. Purtroppo la messa non iniziava prima di mezzanotte – aveva detto subito che ci sarebbe andata di giorno, per qualche problema alla gola (gli stessi che le sarebbero serviti il giorno dopo a evitare il pranzo a casa di zia Ersilia) – e l’attesa fu lunga. Quando, finalmente, poté chiudere la porta dietro di sé, passò il resto della notte a scrivere. E non fu per il rispetto del contratto che le sembrò il Natale più bello della sua vita.

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