Aprile
è il più crudele di tutti i mesi.
Non mi sono mai riconosciuta
in questo verso di Eliot. Per me aprile è sempre stato il mese della
Liberazione, che sempre ho associato a distese di papaveri rossi su piani di verde,
sotto cieli azzurri, col sole che asciuga dalle ossa il freddo dell’inverno e venticelli
odorosi di nuova vita. La bellezza che apre l’animo alla speranza che agisce.
Aprile
è stato il più crudele dei mesi del 2020.
A febbraio abbiamo ancora
pensato che, per noi, il Covid 19 sarebbe stato una realtà circoscritta. A
marzo, tutta Italia è stata ristretta a casa. Per quanto sotto shock, abbiamo
inizialmente affrontato la cosa con un generalizzato spirito positivo (andrà tutto bene), ma siamo arrivati ad
aprile con la certezza che non tutto stava andando bene e con timori crescenti
sul futuro. Prossimo e a più lungo termine.
Riconosciuta ad Eliot una
certa capacità profetica, spero che, per maggio (per fine maggio, almeno) abbia
ragione Giorgio Caproni:
Al
bel tempo di maggio le serate
si
fanno lunghe; e all'odore del fieno
che
la strada, dal fondo, scalda in pieno
lume
di luna, le allegre cantate
dall'osterie
lontane, e le risate
dei
giovani in amore, ad un sereno
spazio
aprono porte e petto. Ameno
mese
di maggio! E come alle folate
calde
dall'erba risollevi i prati
ilari
di chiarore, alle briose
tue
arie, sopra i volti illuminati
a
nuovo, una speranza di grandiose
notti
più umane scalda i delicati
occhi,
ed il sangue, alle giovani spose.
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