Scendono sulle spalle i capelli, lavati di fresco, ma
non accorciati da settimane. E danno ai loro volti giovani una dolcezza più
morbida, più femminile. Anche le barbe sono più lunghe e restituiscono facce
più mature. Non è solo il nostro (grande) Presidente della Repubblica a non
frequentare il barbiere, di questi tempi. Anche i ragazzi di Nisida ne devono
fare a meno e il parrucchiere non può acconciare le ragazze. Luigi, Kevin,
Salvatore, Ciro, Giuseppe, Elena, Sara, Martina, in una stanza che consente di
stare a debita distanza, ascoltano Alessio Forgione che parla del suo libro, Giovanissimi, nel secondo incontro, via
web, con gli autori candidati allo Strega Giovani. Io seguo l’uno e gli altri
da casa mia. Ascolto con interesse, e, pure, mi distraggo. Pur nella
inevitabile, comune, tensione di questi giorni, le ragazze e ragazzi con cui
parlo sono sereni, si sentono protetti, al sicuro: cosa che, di certo, non può
accadere in carceri sovraffollate, che non godono del verde e dell’azzurro di
Nisida. C’è un problema carcere, nel nostro Paese (ne ha parlato anche il Papa, prima della messa di ieri mattina): che neppure la pandemia
riesce a imporre a chi dovrebbe occuparsene. E, insieme a questo, altri
pensieri mi attraversano, tutti relativi ad un punto che mi sembra centrale: la
necessità, assoluta, che i ragazzi, tutti, abbiano parole per dirsi e il dovere
morale e civile, per chi li racconta, di usare parole vere.
Qualche ora prima del collegamento dello Strega, ho
sentito Valentina. Uscita da Nisida – arresti domiciliari, con lavoro – si è
ritrovata, dopo qualche settimana, chiusa a casa, come tutti. Mi fa un gran
piacere sentirla, soprattutto sentirla vivace, ironica, speranzosa. I nostri ex
ragazzi/e avranno bisogno di tanta forza, ancora di più di prima. Molti di loro
hanno trovato lavoro nella ristorazione, un campo che uscirà ridimensionato
dalla pandemia. Anche del loro futuro, bisognerà occuparsi.
Mons Padoin e don Paolo Auricchio, allora rispettivamente Vescovo di Pozzuoli e cappellano di Nisida, | Via Crucis 1997 |
La Via Crucis che sarà presieduta dal Papa venerdì 10,
a piazza San Pietro, è stata curata dalla cappellania della Casa di reclusione
“Due Palazzi” di Padova. Le quattordici meditazioni – raccolte dal cappellano
don Marco Pozza e dalla volontaria Tatiana Mario – sono state preparate da: cinque
persone detenute, una famiglia vittima per un reato di omicidio, la figlia di
un uomo condannato alla pena dell’ergastolo, un’educatrice del carcere, un
magistrato di sorveglianza, la madre di una persona detenuta, una catechista,
un frate volontario, un agente di polizia penitenziaria e un sacerdote accusato
e poi assolto definitivamente dalla giustizia dopo otto anni di processo
ordinario.
Alcuni anni fa, organizzamo anche noi una via Crucis, con le riflessioni dei ragazzi. È stata una grande esperienza.
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