martedì 7 aprile 2020

La libertà comincia dalle parole vere






Scendono sulle spalle i capelli, lavati di fresco, ma non accorciati da settimane. E danno ai loro volti giovani una dolcezza più morbida, più femminile. Anche le barbe sono più lunghe e restituiscono facce più mature. Non è solo il nostro (grande) Presidente della Repubblica a non frequentare il barbiere, di questi tempi. Anche i ragazzi di Nisida ne devono fare a meno e il parrucchiere non può acconciare le ragazze. Luigi, Kevin, Salvatore, Ciro, Giuseppe, Elena, Sara, Martina, in una stanza che consente di stare a debita distanza, ascoltano Alessio Forgione che parla del suo libro, Giovanissimi, nel secondo incontro, via web, con gli autori candidati allo Strega Giovani. Io seguo l’uno e gli altri da casa mia. Ascolto con interesse, e, pure, mi distraggo. Pur nella inevitabile, comune, tensione di questi giorni, le ragazze e ragazzi con cui parlo sono sereni, si sentono protetti, al sicuro: cosa che, di certo, non può accadere in carceri sovraffollate, che non godono del verde e dell’azzurro di Nisida. C’è un problema carcere, nel nostro Paese (ne ha parlato anche il Papa, prima della messa di ieri mattina): che neppure la pandemia riesce a imporre a chi dovrebbe occuparsene. E, insieme a questo, altri pensieri mi attraversano, tutti relativi ad un punto che mi sembra centrale: la necessità, assoluta, che i ragazzi, tutti, abbiano parole per dirsi e il dovere morale e civile, per chi li racconta, di usare parole vere.

Qualche ora prima del collegamento dello Strega, ho sentito Valentina. Uscita da Nisida – arresti domiciliari, con lavoro – si è ritrovata, dopo qualche settimana, chiusa a casa, come tutti. Mi fa un gran piacere sentirla, soprattutto sentirla vivace, ironica, speranzosa. I nostri ex ragazzi/e avranno bisogno di tanta forza, ancora di più di prima. Molti di loro hanno trovato lavoro nella ristorazione, un campo che uscirà ridimensionato dalla pandemia. Anche del loro futuro, bisognerà occuparsi.


Mons Padoin e don Paolo Auricchio, allora rispettivamente Vescovo di Pozzuoli  e cappellano di Nisida, 
Via Crucis 1997
La Via Crucis che sarà presieduta dal Papa venerdì 10, a piazza San Pietro, è stata curata dalla cappellania della Casa di reclusione “Due Palazzi” di Padova. Le quattordici meditazioni – raccolte dal cappellano don Marco Pozza e dalla volontaria Tatiana Mario – sono state preparate da: cinque persone detenute, una famiglia vittima per un reato di omicidio, la figlia di un uomo condannato alla pena dell’ergastolo, un’educatrice del carcere, un magistrato di sorveglianza, la madre di una persona detenuta, una catechista, un frate volontario, un agente di polizia penitenziaria e un sacerdote accusato e poi assolto definitivamente dalla giustizia dopo otto anni di processo ordinario. 

Alcuni anni fa, organizzamo anche noi una via Crucis, con le riflessioni dei ragazzi. È stata una grande esperienza.













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