mercoledì 15 aprile 2020

Noi, ragazze degli Anni Cinquanta

Disegno di Cecilia Latella

Sono nata nel 1952. La cosa non avrebbe alcun interesse (salvo, naturalmente, per me) se non fosse che, insieme a quelle nate appena qualche anno prima o qualche anno dopo di me, faccio parte della generazione di donne che ha vissuto i maggiori cambiamenti riguardanti il genere femminile intercorsi in secoli e secoli di storia.

Nei primi anni della nostra vita, buona parte, se non la totalità di noi, è stata educata secondo tradizione. Poi abbiamo vissuto enormi trasformazioni.

Nel 1963 nacque la scuola media unificata e, con l’obbligo scolastico, anche le ragazze (tutte) cominciarono a frequentare i primi otto anni di istruzione, seguiti, per molte di noi, dalla scuola superiore e dall’università.

Nel 1974 arrivò la legge sul divorzio, nel 1975 il nuovo diritto di famiglia, nel 1978 la legge sull’aborto. Negli stessi anni, vi fu un pullulare di collettivi femministi, la prima diffusione della pillola contraccettiva, il primo inserimento relativamente di massa di donne in lavori considerati fino ad allora solo maschili (ma anche in attività come guidare).

Abbiamo vissuto – chi perché l’ha precorso e cercato, chi perché l’ha voluto, chi perché in questo tempo si è trovata a vivere – un cambiamento epocale. Che ha avuto, è quasi banale rilevarlo, grandissime ricadute, sulla società, a partire dalla famiglia. Ed è stato anche tra le cause del sensibile allontanamento dalla religione: nel suo complesso, il cattolicesimo, centrato sulla “morale” più che sulla “fede”, ha retto male l’impatto di tante modificazioni.

Ma tanti cambiamenti hanno avuto peso anche su ciascuna di noi. Potendo scegliere, probabilmente nessuna di noi preferirebbe essere vissuta in un’altra epoca. Ma non è stato facile – e non è tuttora – vivere il nostro tempo. Da protagoniste. E con libertà di spirito.

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