Disegno di Cecilia Latella |
Sono nata nel 1952. La cosa non avrebbe alcun
interesse (salvo, naturalmente, per me) se non fosse che, insieme a quelle nate
appena qualche anno prima o qualche anno dopo di me, faccio parte della
generazione di donne che ha vissuto i maggiori cambiamenti riguardanti il genere femminile intercorsi in secoli e
secoli di storia.
Nei primi anni della nostra vita, buona parte, se non
la totalità di noi, è stata educata secondo tradizione. Poi abbiamo vissuto enormi
trasformazioni.
Nel 1963 nacque la scuola media unificata e, con l’obbligo
scolastico, anche le ragazze (tutte) cominciarono a frequentare i primi otto
anni di istruzione, seguiti, per molte di noi, dalla scuola superiore e dall’università.
Nel 1974 arrivò la legge sul divorzio, nel 1975 il
nuovo diritto di famiglia, nel 1978 la legge sull’aborto. Negli stessi anni, vi
fu un pullulare di collettivi femministi, la prima diffusione della pillola
contraccettiva, il primo inserimento relativamente di massa di donne in lavori considerati fino ad allora solo
maschili (ma anche in attività come guidare).
Abbiamo vissuto – chi perché l’ha precorso e cercato, chi
perché l’ha voluto, chi perché in questo tempo si è trovata a vivere – un cambiamento
epocale. Che ha avuto, è quasi banale rilevarlo, grandissime ricadute, sulla
società, a partire dalla famiglia. Ed è stato anche tra le cause del sensibile
allontanamento dalla religione: nel suo complesso, il cattolicesimo, centrato
sulla “morale” più che sulla “fede”, ha retto male l’impatto di tante
modificazioni.
Ma tanti cambiamenti hanno avuto peso anche su
ciascuna di noi. Potendo scegliere, probabilmente nessuna di noi preferirebbe
essere vissuta in un’altra epoca. Ma non è stato facile – e non è tuttora –
vivere il nostro tempo. Da protagoniste. E con libertà di spirito.
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