mercoledì 6 maggio 2020

Cerco un romanzo sulle donne anonime che seguirono Gesù





Che fai se qualcuno ti sembra un maestro? Lo segui. Ti iscrivi al suo corso universitario, leggi i suoi libri, rilanci i suoi post sui social, provi, magari, a scrivergli o ti apposti a una sua conferenza per parlargli.

Anche ai tempi di Gesù era così. Chi intravvedeva in qualcuno un maestro gli andava appresso.
Gesù, invece, i suoi li chiama. Gente normale, pescatori, ma non solo. Nessun intellettuale, nessun povero fino alla miseria, qualcuno che sapeva leggere e scrivere; tutti, immagino, abbastanza capaci con le parole, visto che, poi, avrebbero dovuto diffondere il suo messaggio.

Non c’è traccia di donne “chiamate”. La combriccola del maestro con i suoi adepti che girovagava per Giudea e Galilea andando avanti e indietro sul lago di Tiberiade era nei costumi del luogo e del tempo. La presenza di donne, no. Né direttamente, come parte del gruppo, né indirettamente come soggetti cui un maestro, e relativi discepoli, rivolgeva la propria attenzione.

Nella vita di Gesù, come raccontata dai suoi discepoli, le donne, invece, abbondano. C’è la madre, con una sua presenza particolare, ma non dominante. Non sono tantissime nelle sue parabole (ma non dimenticabili né le vergini con le fiaccole né la donna che perde la dracma); molte nei suoi miracoli (la donna che perde sangue, la fanciulla che rivive); tante che guarisce, difende (l’adultera) o ammira (la povera che dà la sua unica moneta). Con Marta e Maria si comporta da amico, in un clima confidenziale che sembra più vicino al nostro tempo che a duemila anni fa. Non rifugge alle donne che gli versano unguento sul capo o che gli lavano i piedi con prezioso profumo e glieli asciugano con i capelli: in un gesto che sarebbe di terrestre sensualità se non fosse inserito in una relazionalità di affetti “normali”. Alla Samaritana fa una chiara rivelazione di sé come Dio. La Maddalena è la prima a vederlo dopo la resurrezione: ed è a lei che viene affidato il compito di annunciarlo ai discepoli (che non ci credono: la sua è una testimonianza da donna, non può valere). Che la Maddalena abbia un ruolo di apostola degli apostoli, oggi sono in tanti a riconoscerlo nella cristianità (non solo cattolica).

Già questo basta e avanza per una rivoluzione che non solo frantuma il passato ma è in anticipo sui tempi a venire: tanto che, tuttora, la parità nella diversità è tutt’altro che realizzata (parlo di chiesa e di società civile).*

Ma le donne sono – addirittura e, in fondo, incredibilmente – presenti “nel” gruppo che segue Gesù. Nascoste nei tre righi del Vangelo di Marco. (15, 40-41: Al Calvario, “c’erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Magdala, Maria, madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme”) e negli altrettanti tre righi di Luca (24, 9-11).

Sappiamo abbastanza della Maddalena, niente delle “alcune” e delle “altre”. Come si chiamavano? Chi erano? Come e perché avevano seguite Gesù? Se lui non le aveva invitate, non le aveva neppure respinte, anzi doveva aver accettato la loro presenza. 

Se qualcuna di loro avesse scritto il Vangelo, come avrebbe raccontato le stesse cose, con quali sfumature? Avrebbe scritto che a saziarsi dei pani moltiplicati – miracolo riportato da tutte e quattro gli evangelisti – erano stati “quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini”?



*Non è argomento di questo post – che si limita al vagheggiare un romanzo centrato sulle donne anonime che seguivano Gesù – ma la pandemia, tra le tante cose che ha sbattuto in faccia, è che, mentre sul campo, dalla medicina, alla scuola, alla ricerca, c’è un numero crescente di donne competenti, affidabili, più si sale nei ruoli decisionali più la loro presenza si assottiglia fino a scomparire. Perché le donne vengono emarginate? Perché si autoemarginano non avendo né voglia né tempo di misurarsi con gli uomini nello spazio del “potere”? Oppure?

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