Dopo Caporetto c’è
stata Vittorio Veneto e dopo l’8 settembre la Resistenza. Pagate, entrambe, con
infinite morti e sofferenze, ma vittorie:
costruite pezzo su pezzo da chi, nel marasma, una visione del futuro l’ha
avuta e l’ha messa in opera.
Nella fase due che
si apre in maniera approssimativa
(gentile eufemismo) l’importante, insieme e oltre le distanze e le mascherine, è
dove ciascuno di noi si colloca.
Siamo nella terra di mezzo, che può facilmente portarci a sbattere. Siamo senza rete. Ieri, al mercatino dei contadini c'era molto ordine e stamattina in chiesa l'odore non era di incenso ma di igienizzanti delle panche strapulite. Ma, per strada e nei negozi, farmacie comprese, mascherine come oggetti ornamentali, disposte in maniere creative.
Tocca, quindi, a noi.
Siamo nella terra di mezzo, che può facilmente portarci a sbattere. Siamo senza rete. Ieri, al mercatino dei contadini c'era molto ordine e stamattina in chiesa l'odore non era di incenso ma di igienizzanti delle panche strapulite. Ma, per strada e nei negozi, farmacie comprese, mascherine come oggetti ornamentali, disposte in maniere creative.
Tocca, quindi, a noi.
È tempo di visione,
di costruzione. Nonostante. Nonostante.
Nonostante.
Non è tempo per indugiare
nella palude delle rimostranze, ma, ognuno per quel che può, si muova nel senso
del ri-cominciare, del Ri-nascimento: che vuol dire cominciare di nuovo,
muoversi all’altezza del futuro che vogliamo. Che, se non sappiamo dargli un
indirizzo, prima che ce ne accorgiamo, il futuro sarà già, perduto, alle nostre
spalle.
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