Caro virus,
siamo arrivati al “rompete
le righe”. Con un mare di protocolli e indicazioni, ma, in buona sostanza, con un’unica,
reale, linea di azione: “Arrangiatevi”.
Se fossimo in una
guerra “classica”, direi che stiamo in una situazione non diversa dal dopo
Caporetto e dal dopo 8 settembre.
Un governo debole,
un'opposizione becera, un disastroso titolo V, gli scienziati che occupano molto tempo in tv a dire
tutto e il suo contrario, le urgenze (sacrosante) dell’economia ecc. ecc.:
così, dopo essere stati chiusi per quasi due mesi, ci apprestiamo, nei prossimi
quindici giorni, ad un riapriamo tutto che sembra avere solo due possibili
sbocchi:
o tu arretri – perché
la Provvidenza (o chi per lei) riesce a bloccarti o perché ti sei scocciato
(anche per te vale che un bel gioco dura poco)
oppure l’ecatombe che, nonostante
i troppo morti, è stata limitata (esclusa la sconfortante Lombardia) rischiamo
di vivercela a Ferragosto, senza bisogno di aspettare un tuo ritorno in
autunno.
Naturalmente, la
percentuale responsabile di cittadini farà di tutto per proteggere se stessi e
gli altri da te e dall’insipienza del potere (o dei poteri: politico,
economico, ma non solo) e, nel contempo, proverà a
riannodare la propria vita, con i cambiamenti imposti o suggeriti dalle
presenti circostanze.
Vale per noi
italiani, come per i cittadini dell’universo mondo.
Dicono che, adesso,
è tutto nelle nostre mani.
Ma questa ripartenza
(da cui resta esclusa, guarda un po’, solo da scuola): questa ripartenza così – che solo metafore volgarotte che
non uso mai potrebbero definire: mi limito ad: arruffata, senza verifiche, senza mappature – mi fa pensare che, tutto, o quasi, sta in
mano a te.
Arretra, caro virus:
sii cortese, che noi, da soli, tanto capaci non sembriamo.
Ripreso su Zoomsud:
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