Salve, o nobile colonna, più splendente
dell’ambra e dell’oro e più provvida di quella colonna ignea di Mosè. Ciò che
Paolo con le sue parole proclama, conferma con il tuo fulgore. Con le tue
fiamme Reggio abbraccia la fede di Cristo. Perciò come quella israelita guidò
gli Ebrei nella terra promessa, tu, colonna regale, conduci noi in cielo. Iscrizione di un cappella laterale del Duomo di Reggio Calabria
Duomo di Reggio Calabria Statua di San Paolo Immagine dal Web |
È calmo, stasera, il mare, illuminato da un
tramonto viola. Uscite dalle terme, Sara, la mia padrona, e sua figlia Anna
camminano davanti a me. Lentamente. Pregano, silenziose.
Tutto iniziò che avevo dodici anni. Da due stavo
nella casa che tutti dicevano dei giudei. Erano due fratelli, Filippo e
Giovanni, tessitori, che abitavano insieme alle loro mogli, Sara ed Elisabetta,
e ai loro figli. Mia madre aveva lavato i loro panni al fiume e, quando ero
rimasta orfana e sola, Sara m’aveva preso con sé. Andavo a prendere l’acqua,
aiutavo a impastare, m’aveva insegnato a filare.
Mia madre, devota di Diana, m’aveva portato al
tempio di Artemide Fascelide sul promontorio di Calamizzi. Sara diceva che solo
il Dio degli ebrei bisognava adorare. Io abbassavo la testa e non sapevo che
pensare.
Fu durante la festa per Diana che, su questa
spiaggia, sbarcarono alcuni giudei. Ero andata a prendere l’acqua al fiume e lo
dissi alla padrona. Lei lo disse al padrone. Filippo e Giovanni uscirono in
fretta. Presto un ragazzo venne a dire di preparare che avremmo avuto ospiti. La
mia padrona e sua cognata si diedero da fare. Mi mandarono a prendere altra
acqua. Tornai al fiume tre volte.
A sera vennero sette persone. Al centro c’erano
Paolo e Stefano. Paolo aveva pochi capelli, guance scavate e occhi fondi di
brace. A guardarlo ti sentivi bruciare. Stefano aveva voce squillante.
Qualche giorno dopo, Paolo ripartì, Stefano
rimase. Sotto il pergolato, raccontava di fatti che riguardavano un certo Gesù,
che era andato in lungo e largo in Giudea e in Galilea, guarendo i malati,
scacciando gli spiriti maligni e annunciando la venuta del regno di Dio. Alcuni
della città vennero ad ascoltarlo, i più scuotevano la testa. La mia padrona lo
ascoltava incantata. A me batteva il cuore, forte, e non sapevo perché.
Raccontò anche di Paolo che s’era convertito a
Damasco e del prodigio che era accaduto a Reggio. Appena sbarcato, aveva
chiesto di parlare alla folla in festa. Gli era stato detto che poteva farlo
finché una candela messa su una colonna fosse rimasta accesa. Ma, quando la
candela stava per esaurirsi, la colonna s’infiammò, diventando tutta luce. Era
per questo segno che Stefano era rimasto in città per annunciare anche da noi
la Buona Novella.
Stefano rimase con noi fino a quando è stato
ucciso. Pure Filippo è morto ucciso. Giovanni è morto di crepacuore. La mia
padrona e sua cognata tessono coperte. Anch’io sono diventata esperta. Certe sere
alcuni si radunano nella nostra casa, spezziamo il pane insieme. La fede di
Sara mi accende il cuore, ma mi scivola tra le mani.
Quando posso, scendo a mare. Cerco qualche
conchiglia, mi siedo sulla sabbia e aspetto. Che venga camminando sulle onde.
Bello come (un) Dio.
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