lunedì 11 maggio 2020

Microstorie: Attesa dal mare


Salve, o nobile colonna, più splendente dell’ambra e dell’oro e più provvida di quella colonna ignea di Mosè. Ciò che Paolo con le sue parole proclama, conferma con il tuo fulgore. Con le tue fiamme Reggio abbraccia la fede di Cristo. Perciò come quella israelita guidò gli Ebrei nella terra promessa, tu, colonna regale, conduci noi in cielo. Iscrizione di un cappella laterale del Duomo di Reggio Calabria

Duomo di Reggio Calabria Statua di San Paolo Immagine dal Web

È calmo, stasera, il mare, illuminato da un tramonto viola. Uscite dalle terme, Sara, la mia padrona, e sua figlia Anna camminano davanti a me. Lentamente. Pregano, silenziose.

Tutto iniziò che avevo dodici anni. Da due stavo nella casa che tutti dicevano dei giudei. Erano due fratelli, Filippo e Giovanni, tessitori, che abitavano insieme alle loro mogli, Sara ed Elisabetta, e ai loro figli. Mia madre aveva lavato i loro panni al fiume e, quando ero rimasta orfana e sola, Sara m’aveva preso con sé. Andavo a prendere l’acqua, aiutavo a impastare, m’aveva insegnato a filare.

Mia madre, devota di Diana, m’aveva portato al tempio di Artemide Fascelide sul promontorio di Calamizzi. Sara diceva che solo il Dio degli ebrei bisognava adorare. Io abbassavo la testa e non sapevo che pensare.

Fu durante la festa per Diana che, su questa spiaggia, sbarcarono alcuni giudei. Ero andata a prendere l’acqua al fiume e lo dissi alla padrona. Lei lo disse al padrone. Filippo e Giovanni uscirono in fretta. Presto un ragazzo venne a dire di preparare che avremmo avuto ospiti. La mia padrona e sua cognata si diedero da fare. Mi mandarono a prendere altra acqua. Tornai al fiume tre volte.

A sera vennero sette persone. Al centro c’erano Paolo e Stefano. Paolo aveva pochi capelli, guance scavate e occhi fondi di brace. A guardarlo ti sentivi bruciare. Stefano aveva voce squillante.

Qualche giorno dopo, Paolo ripartì, Stefano rimase. Sotto il pergolato, raccontava di fatti che riguardavano un certo Gesù, che era andato in lungo e largo in Giudea e in Galilea, guarendo i malati, scacciando gli spiriti maligni e annunciando la venuta del regno di Dio. Alcuni della città vennero ad ascoltarlo, i più scuotevano la testa. La mia padrona lo ascoltava incantata. A me batteva il cuore, forte, e non sapevo perché.

Raccontò anche di Paolo che s’era convertito a Damasco e del prodigio che era accaduto a Reggio. Appena sbarcato, aveva chiesto di parlare alla folla in festa. Gli era stato detto che poteva farlo finché una candela messa su una colonna fosse rimasta accesa. Ma, quando la candela stava per esaurirsi, la colonna s’infiammò, diventando tutta luce. Era per questo segno che Stefano era rimasto in città per annunciare anche da noi la Buona Novella. 

Stefano rimase con noi fino a quando è stato ucciso. Pure Filippo è morto ucciso. Giovanni è morto di crepacuore. La mia padrona e sua cognata tessono coperte. Anch’io sono diventata esperta. Certe sere alcuni si radunano nella nostra casa, spezziamo il pane insieme. La fede di Sara mi accende il cuore, ma mi scivola tra le mani. 

Quando posso, scendo a mare. Cerco qualche conchiglia, mi siedo sulla sabbia e aspetto. Che venga camminando sulle onde. Bello come (un) Dio.


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