Matteo Renzi, a Napoli, febbraio 2019, durante la presentazione del suo libro "Un'altra strada" |
Ho raccontato d’essere stata alla Leopolda. E da che parte sto. Dopo, avevo
pensato che, per qualche mese, sul blog, e sui social che frequento, avrei
parlato solo d’altro.
E, invece, nei giorni scorsi, ho soprattutto condiviso post, interviste e
quant’altro di e su Matteo Renzi. Cosa che, immagino, farò anche nei prossimi.
Prendendomi dei relativi sfottò, alcuni amichevoli-ironici, altri decisamente
di cattivo gusto. Tant’è.
Ci sono momenti in cui – soffrendo anche fisicamente la situazione – mi è
impossibile non schierarmi.
Schierarsi è sempre un’arma a doppio taglio: puoi perdere, nel senso che ti
puoi trovare dalla parte perdente, oppure, ed è molto peggio, puoi ritrovarti tradita,
perché hai sbagliato a fidarti. Non schierarti, in qualche modo, ti protegge,
perché ti impedisce di perdere, nell’uno e nell’altro senso. Ma ti impedisce
anche di vincere. Vincere nell’unico senso che ha per te: quello di aver
detto cosa pensi, di aver appoggiato chi pensi vada appoggiato, di aver preso
posto non in base alla tua convenienza, bensì alla tua verità.
Oggi, si sta giocando sulla pelle di Renzi e di chi crede nelle sue
capacità di leader politico una partita pesante, che va ben al di là di lui. Ed
io sto dalla sua parte.
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