Piera Cinzi,
cinquantacinquenne insegnante di matematica, divideva il suo tempo tra il
lavoro, la famiglia e la parrocchia. Donna di calda religiosità, coltivava
nella preghiera una sensibile generosità e un naturale spirito gioioso che le consentiva di affrontare con
un sorriso fiducioso i problemi quotidiani, piccoli o gravi che fossero.
Il marito l’accompagnava
alla messa domenicale, per una sorta di consuetudine indiscussa, pur senza
condividere la profondità dei suoi sentimenti. Carolina, la figlia maggiore,
entrava in chiesa a Natale e a Pasqua, mentre il secondogenito, Giuseppe, che
era cresciuto sotto le ali protettive di don Giusto aveva cominciato ad avere
una pratica altalenante dopo il fidanzamento con Giulia, conosciuta nello
studio dell’avvocato Marzio, in cui entrambi lavoravano.
L’indifferenza religiosa
di Giulia, con le conseguenze che questo avrebbe avuto anche nella pratica di
suo figlio, suscitava in Piera un’inquietudine penosa, che nascondeva in un di più
di delicate attenzioni nei confronti della futura nuora.
La convivenza tra Giulia
e Giuseppe – un altro colpo al cuore per Piera – durò pochi mesi. Pur poco
convinta, per evitare tensioni con una suocera di cui riconosceva le non comuni
qualità, Giulia si decise presto ad un matrimonio religioso, anche perché un
prete, amico della suocera, si accontentò, per celebrarlo, della partecipazione
dei futuri sposi a due soli incontri preparatori.
Alla nascita di Giovanni,
Giulia non si oppose al battesimo, fissato per sabato 24 giugno, festa del
santo patrono del quartiere e compleanno del nonno paterno. Lei stessa disegnò
la bomboniera – una barchetta su una base azzurra – commissionata ad un’amica
ceramista. Quanto alla preparazione al sacramento, non trovava mai il tempo e
non lo trovava neppure Giuseppe.
A dieci giorni dall’evento, Piera le telefonò:
- -
Domani sera, venite a cena da me.
Preparatevi, ho parlato con don Giusto. Vi faccio io una lezione sul Battesimo.
Giulia scoppiò a ridere:
-
-Vedo che hai capito. Preparaci qualcosa di
buono, che solo davanti ad un buon piatto ti ascoltiamo.
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