sabato 13 luglio 2019

La prima emergenza della Calabria (e dell'Italia): l'Italiano



Immagine dal web
 
I tassi d’ignoranza degli studenti della scuola primaria e secondaria sono l’emergenza prima e vera dell’Italia. Nonostante alcuni miglioramenti, che non vanno trascurati (soprattutto quelli relativi a Basilicata e Puglia), si conferma la difficoltà di troppi scolari/studenti nella comprensione della lingua e della matematica. Se i dati danno motivi di preoccupazione per tutto il paese, dovrebbero far svegliare la politica del Sud: non sono dati nuovi, ma dovrebbe essere il momento di dire: basta.

Se in seconda elementare, il 20 per cento degli scolari italiani, uno su cinque, raggiunge risultati insufficienti nella comprensione di un testo scritto nella nostra lingua, la percentuale scende al 10 in Basilicata ma sale al 24 in Calabria. Se, per quanto riguarda la Matematica, il dato di insufficienza in Italia è del 28 per cento, il Calabria si arriva al 35.

In quinta elementare, il tasso di insufficienza nella comprensione della lingua sale in Italia al 25 per cento (un allievo su quattro), ma in Calabria la percentuale raggiunge il 35. In Matematica, i gravemente insufficienti diventano uno su quattro, in Calabria quattro su dieci.

In terza media, uno studente calabrese su due ha difficoltà di comprensione di un testo scritto in Italiano, (dato nazionale 35 per cento) il 60 per cento ha difficoltà gravi con la Matematica (dato nazionale 38 per cento).

I risultati sulla comprensione dell’Inglese sono imbarazzanti: in quinta superiore, alle soglie della maturità, in Calabria il 70 per cento non riesce a leggerlo e l’85 non lo comprende (dati nazionali, rispettivamente 50 e 75).

Da che cosa dipende la situazione registrata dall’Invalsi?

Prima di tutto, è bene togliere da mezzo inutili polemiche e distinguo sul sistema di rilevazione che a molti non piace: è lo stesso sistema utilizzato per tutto il paese: e, se per quanto riguarda i ragazzi, “rileva” ma non “valuta”, per quanto riguarda la scuola costituisce un elemento di valutazione cui prestare attenzione.

A meno di non voler pensare che a Sud, e in Calabria in specie, si nasce più stupidi e/o che gli insegnanti calabresi siano meno bravi (di chi, però, visto che i risultati ben più confortanti degli studenti del Nord sono conseguiti con in cattedra docenti “terroni”, con buona percentuale proveniente dalla Calabria più meridionale?), bisognerebbe cominciare ad aggredire davvero le cause di tali non positivi effetti.

Cause ben conosciute: chi non frequenta asili ed asili nido, chi non ha scuola a tempo prolungato, chi non ha, in casa, esposizione continua a libri e a momenti cultuali (teatro, musei ecc.), ha molte più difficoltà ad apprendere. Ce lo dicono, in tutte le salse, fior di studiosi, ma basterebbe guardarsi in giro.

Naturalmente, tutte queste cause sono strettamente collegate a scarso sviluppo economico e a correlate condizioni sociali stagnanti.

Ha scritto Mariapia Veladiano, finissima autrice e preside attenta: «Tullio De Mauro diceva che la lingua la si impara per esposizione. Su questo la scuola italiana è proprio un presidio di resistenza perché il contesto sociale è tremendo.»

Di fatto, nelle difficoltà di scarsa vitalità economica, sociale e culturale – se si facesse un test Invalsi per adulti i risultati sarebbero catastrofici – in cui la scuola si muove, in molte parti del Sud e specificamente in Calabria, raggiungere quello che, per gli standard nazionali è considerato insufficiente, è già un gran risultato, cui si arriva con gran fatica, da parte di alunni e insegnanti.

Lo dico da (quasi ex) insegnante che ha dato licenze medie che corrispondevano a licenze elementari, come ha detto Roberto Ricci, direttore generale dell’Invalsi: «Possiamo dire che in larghe parti del Sud ci sono adolescenti che affrontano l'esame di terza media avendo competenze da quinta elementare.»

Il punto è che quel risultato, considerato il tasso d’ignoranza iniziale dell’allievo, era un gran risultato.

Lo era, soggettivamente, per il ragazzo/a. E lo era anche, oggettivamente, per la società, che si ritrovava un giovane cittadino meno chiuso e/o ostile a ciò che sapesse di educazione e di cultura.
Ma, certo, era – è – una positività insufficiente. Molto insufficiente. Troppo insufficiente.

Il Sud, la Calabria in specie – dove si sono fatti meritoriamente grossi interventi per rendere le scuole sicure rispetto al rischio sismico, come ha ben spiegato su Zoomsud il professor Francesco Russo che se n’è occupato personalmente – non può che considerare la scuola lo spazio-tempo più importante: cui dedicare il massimo degli investimenti (in soldi e in competenze).

Se la Regione deve svolgere fino in fondo il suo compito, la scuola è istituzione dello Stato. Unitario. La regionalizzazione della scuola (e non solo) va respinta con decisione.

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