mercoledì 10 giugno 2020

Una scuola di storie per ricominciare

Foto tratta dalla pagina fb dell’IC Cassiodoro-don Bosco di Reggio Calabria


Qualche anno fa, nel 2016, scrissi (e ringrazio ancora chi me lo propose) un raccontino per Centrifuga, un libro, edito da Sinnos, che voleva mettere al centro i ragazzini di periferia.

Il mio Ciccio lo collocai nel mio paese (di nascita e di cuore, anche se non di vissuta quotidianità), e immaginai che la svolta, per lui normale ragazzino di terza media, avvenisse con la scoperta dei libri.
Ho ripensato al mio Ciccio in questi mesi, in cui la scuola di Pellaro, guidata da Eva Nicolò, è riuscita ad essere all’altezza di una situazione da tutti imprevista.

Che la scuola – intendo la scuola nel suo complesso, in tutto il territorio nazionale, con tutto il carico di problemi antichi irrisolti – sia riuscita a fare lezione e, in taluni casi, a farlo in maniera eccellente non era scontato: anzi, diciamolo, sfiora il miracolo. Ciò non toglie che una parte almeno dei ragazzi, quelli più periferici (per situazioni ambientali, familiari, economiche, psicologiche ecc. ecc.), ne sia rimasta fuori, o, al massimo ai margini. E che, di conseguenza, si riparta – quando e come si ripartirà – con una più accentuata povertà educativa, con una marginalizzazione culturale che rischia di mettere fuori gioco un bel po’ di ragazzi, spingendo anche all’evasione scolastica (di fatto, se non numericamente registrabile).

Che fare? Avrei una proposta. Per almeno due o tre settimane, alle elementari e alle medie, lasciamo da parte i programmi e facciamo scuola raccontando storie: racconti, romanzi, storie di ogni genere, di…storia, di geografia, di scienze, di numeri ecc. ecc. E, di queste storie, facciamo disegni, reportage fotografici, video, podcast, tutto il digitale possibile e immaginabile.

Diamo la possibilità ai ragazzi di raccogliere, ammassare parole. Perché, parafrasando Marguerite Yourcenar, hanno bisogno di granai di pensieri per ricominciare.

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