Prendo spunto dalla molto infelice pubblicità su Lamezia
apparsa sul sito di EasyJet, per una piccola provocazione, rivolta a chi ha il dovere
e l’onore di aprire al turismo la Calabria al meglio di se stessa.
Se io non fossi nata a
Reggio; se non avessi, a Reggio, legami affettivi profondi; se Reggio non fosse
nel mio sangue. Se andare a Reggio non significasse per me andare a casa (e per ciascuno, casa
è casa: valore che supera ogni altra scala di… valori):
-
a Reggio, a passare
una o due settimane in vacanza, non so se ci andrei.
Certo, mi priverei di un
orizzonte di fascino supremo, di un museo eccezionale e di tante altre
bellezze. Ma, sull’altro piatto della bilancia, oltre alla difficoltà di arrivarci, farebbero aggio non la mafia e
i terremoti, ma alcune, molto frenanti, domande:
Avrei buoni, e
abbordabili, servizi d’accoglienza (alberghi, ristoranti e quant’altro)?
Tra quanta spazzatura
dovrei muovermi?
Potrei, facilmente,
raggiungere, che so, Gambarie, Tropea, Locri? Insomma, come potrei muovermi,
anche sapendo che, intorno, ci sono bellezze naturali e storia in quantità?
Dove potrei fare il
bagno in un mare senza scarichi e con una spiaggia pulita?
Potrei godere di una
sufficiente offerta culturale?
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