1.
A Città della Scienza
per il giro di presentazioni del suo libro La
mossa del cavallo, Matteo Renzi ha dedicato ieri sera qualche battuta iniziale
al dirimpettaio carcere di Nisida, che visitò, da Presidente del Consiglio, il
6 aprile 2016. Che cosa abbia detto dopo, non lo so. Ho sentito, ma non
ascoltato perché la cinquantina di minuti del suo intervento non sono stati
sufficienti, per me, a smaltire l’emozione di quel suo ricordo.
Io gli ero vicina
quando Antonio gli raccontò che il perdono della vedova dell’uomo che aveva ucciso
gli aveva cambiato la vita, rendendogli possibile un nuovo cammino. Antonio lo
conoscevo da tempo, quindi il mio sguardo era tutto sul Presidente del
Consiglio: che non reagì secondo il suo ruolo, ma, mi sembrò senz’ombra di
dubbio, da uomo e da padre. Si commosse. Davvero. Frenò le lacrime, mise una
mano sulla spalla di Antonio e gli parlò sommessamente.
Sentendolo ricordare,
ancora con emozione, quell’episodio, sono stata come invasa da quello e da
tanti altri ricordi nisidiani. Ormai notte, ho scritto una mail al senatore: un
ringraziamento personale, che, magari, mai leggerà. E qui la cosa si sarebbe
conclusa se non ci fosse stato un oggi, che implica anche responsabilità per
domani.
II
Stamattina, si è “maturato”
Giovanni: che è uscito da Nisida da qualche anno e fa il pizzaiolo. Nonostante le tante difficoltà, ha raggiunto
una tappa importante della sua vita.
Io gli voglio molto
bene e lo stimo molto. So che farà strada. Infatti, da tempo, gli ho detto che
i festeggiamenti veri glieli farò alla laurea. Felice oltre ogni parola per
questo suo risultato, ho postato sulla pagina fb di Nisida, una sua frase. Fa
parte del racconto che, da libero, ha scritto per il nostro libro di quest’anno
e l’ho scelta per la quarta di copertina.
Dice: «Credo che lo Stato
debba mettere più risorse per i giovani problematici come me che una volta
usciti dal carcere si ritrovano da soli nello stesso contesto da dove venivano
e magari hanno anche quella luce dentro di loro che vorrebbero tirare fuori ma
non hanno gli strumenti per farlo. Lo Stato non pensa a questo, si fa carico di te
solo quando sei in carcere ma una volta libero sei da solo.»
Dice, cioè, la verità. Che, per lo Stato,
i ragazzi ex carcere sono invisibili. In realtà, sono invisibili anche quelli
che in carcere rischiano di arrivarci e, in fondo, un po’ invisibili lo sono
tutti, vista la vergognosa sciatteria –
espressione di Chiara Saraceno – riservata in questi mesi alla scuola.
III
Sono in molti ad aggiungere un like al mio
post, un commento di felicitazioni a Giovanni. La signora Luciana, invece, mi
scrive. Non è una signora tra tante. È la vedova di cui Antonio parlò quel
pomeriggio. Dice la signora Luciana che Giovanni ha ragione; che Antonio continua a camminare nonostante stia
affrontando molte difficoltà, con un lavoro malpagato e una famiglia che
avrebbe bisogno di sostegno. Camminare partendo da sottozero non è facile e
neppure è giusto che l’unico appoggio a ragazzi come Antonio sia quello volontario, che lo Stato resti assente.
IV
La signora Luciana vuole stare alla larga,
giustamente, da strumentalizzazioni partitiche. E, di fatto, questi sono temi
che dovrebbero riguardare l’intera collettività. Dunque: sono partita da Renzi
per il ricordo di cui ha parlato ieri, ma mi rivolgo a tutti quelli che si
apprestano ad entrare nelle liste per le prossime elezioni regionali:
Sapete che esiste, in Campania, un grande
problema giovani? Avete qualche idea sul da farsi?
Sapete che povertà educativa e
problematiche familiari e ambientali rendono più difficile il crescere? Avete
qualche idea sul da farsi?
Sapete che ci sono ragazzi che, dopo
essere finiti in carcere, escono pronti a un altro percorso? Avete qualche idea
sul da farsi?
E, soprattutto: intendete farlo?
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