domenica 4 novembre 2018

Mio nonno e la Grande guerra



 
Trieste. Piazza dell'UNità d'Italia
Ragazzo del ’99, mio nonno Nino fu chiamato in guerra dopo Caporetto. È stato tra i tanti, poveri e/o poverissimi ragazzi calabresi che per la prima volta lasciavano casa e conoscevano valli e montagne del Nord. Orfano di madre, suo padre non aveva abbastanza terra da coltivare, e lui stesso, fin da piccolissimo, era bracciante, lavoratore nella fornace, piccolo operaio e qualunque altra cosa potesse fare per vivere. 

Non era andato a scuola, ma sapeva leggere e scrivere: da bambini, gliel’aveva insegnato, mentre stavano a pascolare capre, disegnando le lettere sul terreno, Ciccilledda, che aveva fatto due anni di elementari e sarebbe diventata la moglie dell’altro mio nonno, Giovanni. Che vivesse in Italia, penso l’avesse capito quando, nel 1908, dopo il terremoto, la regina Elena anche nel suo paese s’era presa i bambini in braccio, piangendo. Non penso, però, avesse idea di dove stavano Trento e Trieste. Dopo la guerra, gli toccarono una quarantina d’anni d’America (dove arrivò clandestino) perché la vittoria non aveva portato lavoro e la fame restava il companatico quotidiano. Ma quando, nel ’61, lo nominarono cavaliere di Vittorio Veneto, con tanto di medaglia, ne fu orgoglioso. Con ironia. Raccontava che, di prima linea, ne aveva fatta poca, di gesti eroici nessuno. Una granata gli era esplosa accanto, procurandogli un problema al cuore. L’avevano messo a fare il postino. E, con tanti analfabeti, gli toccava leggere e scrivere lettere a madri, mogli, famiglie addolorate. E, quando era necessario, il dolore lo nascondeva un po’ e la speranza la faceva più grande.

Faccio parte dell’ultima generazione che, sebbene in maniera indiretta, ha un legame personale con i fatti della Grande guerra. Un motivo in più per ricordare con riconoscenza i tanti che, come lui, hanno subito la Grande guerra affrontandola con dignità e onore: da piccoli, umili, patrioti.

1 commento:

  1. E' un racconto molto interessante, che testimonia la grande tragedia vissuta dalla gente comune e soprattutto dai ragazzi del sud. Complimenti. Anch'io scrivo da poco su un blog:francescograno.wordpress.com. Grazie e saluti

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