Dopo
aver scoperto, su indicazione di un’amica, Rosa candida, ho letto anche un altro volume dell’autrice islandese
tradotto in italiano, La donna è un’isola,
ancora una storia in cui è il rapporto con un bambino a far maturare il/la
protagonista. Un testo (la cui parte finale è una carrellata di ricette respingenti
fin dal titolo, tipo “bistecca di balena”) decisamente più debole del
precedente, ma Rosa candida mi è
sembrato una bella, lieve, fresca storia di formazione.
Questa la mia recensione per Zoomsud http://www.zoomsud.it/index.php/commenti/58763-la-recensione-rosa-candida-di-audur-ava-olafsdottir.html
Un ragazzo poco più che ventenne – il padre,
affettuoso e apprensivo, che cucina per lui le ricette della madre, morta da
poco più di un anno, un fratello disabile mentale che vive in un istituto, una
figlia di pochissimi mesi nata da una relazione durata un quinto di notte –
lascia l’Islanda per andare sul continente, con le sue talee una rosa simile
alla candida,
una specie rarissima dai petali color porpora con
corolle a tre strati di otto petali ciascuna, per curare il giardino, già
grandioso e ora in declino, di un convento.
Rosa candida di Audur Ava Ólafsdóttir, tradotto da Stefano Rosatti, pubblicato da
Einaudi, è un libro dai profumi delicati e persistenti, uno di quelli che
lasciano addosso la serenità di certe favole che, senza parere, dicono qualcosa
di importante sulla vita e la morte, su chi siamo e che cosa vogliamo fare
della nostra vita.
Giardiniere per vocazione e quasi per genetica poiché
la sua passione per le rose continua lo stesso amore della madre e padre per
caso, il giovane Lobbi – che viene raggiunto al monastero dalla giovane madre
della sua bambina, Anna, alle prese con la sua tesi di genetica e dalla piccola
e bionda Flóra Sól – intraprende un viaggio verso la maturità degli affetti e
delle relazioni. Il finale apre al positivo, ma non è banalmente scontato.
Un racconto incantato come il roseto dello sperduto
monastero, un narrare delicato ed autentico. Duecento pagine che si potrebbero
finire in due ore e piace, invece, centellinare in due giorni per rimanere
ancora dentro lo stato di grazia di un libro semplice, scorrevole, senza trama
ad effetto e frasi sentenziose, capace di rendere chiari i giovani sentimenti
confusi.
Un libro che riposa e rinfrasca il cuore, l'unico rischio
è che venga una gran voglia di un viaggio in Irlanda.
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