1.«Poi,
riguardo alla condizione delle carceri, ha commentato: “Il sovraffollamento è
una vergogna per l'Italia. Non sono degne di esseri umani le carceri
sovraffollate”, ma al momento, ha aggiunto il capo dello Stato, non ci sono le
condizioni per un'amnistia: “Ci vuole un accordo politico che allo stato non
c’è”, ha spiegato.”». La frase è di Repubblica
e si riferisce all’incontro del
presidente della Repubblica, Napolitano, con i ragazzi di Nisida, il 1 ottobre
2011. Chi come me c’era sa bene che la risposta del presidente (che, come da
cerimoniale, aveva a lato l’allora ministro della Giustizia Nitto Palma) era
stata più ampia. Disse che l’amnistia, se il Parlamento l’avesse votata,
l’avrebbe già firmata non una, ma dieci volte proprio in ragione
dell’invivibilità delle carceri. Questo per aggiungere un’altra conferma, ove
mai ce ne fosse bisogno, al fatto che il presidente Napolitano, quando parla di amnistia e indulto, ha obiettivi di alto senso civile e umano.
2.In questo
primo mese di scuola, la mia mattinata più faticosa è stato mercoledì 11,
quando ho letto in classe (e spiegato pezzo per pezzo), ad un gruppone di ragazzi,
il messaggio di Napolitano, letto il giorno prima dai rispettivi presidenti alle
Camere. In qualche modo è stata “strana” la reazione dei ragazzi che altre
volte, di fronte a questa o quell’ipotesi – del tutto razionalmente infondata –
di amnistia si sono erano subito gettati in sogni ad occhi aperti, e, invece,
di fronte all’articolato discorso del Presidente, sono rimasti molto cauti, con
una gamma variante tra scetticismo e indifferenza perché "tanto chissà che faranno i politici e quando".
3.Insegno a
Nisida dal 1984, il che vuol dire che ho vissuto dall’interno la riforma del
Codice penale minorile del 1988, l’amnistia e indulto del 1990, l’indulto del
2006. Un tempo lungo in cui mi sono fatta queste idee:
3a Quando si
parla di carcere, bisognerebbe distinguere chiaramente, cosa che non vedo fatta
mai, tra “adulti” e “ragazzi”. Perché tutte le pecche che l’Europa, la
Costituzione, una coscienza uniformata a
comune senso di umanità (nonché allo spirito cristiano che Napolitano cita) ci
rimproverano, riguardano il carcere per adulti. Il nostro carcere minorile limitato,
con la riforma del codice, ad ultima
ratio e dove la pena viene gestita come funzionale alla rieducazione, è
un modello per l’Europa e non solo.
3b
Con tutti i limiti di disponibilità finanziarie degli ultimi anni e le non poche
manchevolezze delle istituzioni (cfr,
per esempio, l’assenza, ormai annosa, di corsi regionali di formazione
professionale all’interno dell’Istituto), mi chiedo che cosa si potrebbe fare
di più e di meglio per ragazzi che vanno per qualche tempo “fermati” di quanto già non si faccia in un luogo come
Nisida, in cui la stessa bellezza naturale nonché la ricchezza della storia
diventano materia prima della rieducazione (scuola; attività di formazione;
attività culturali, ludiche, sportive ecc. ecc.) e nelle altre carceri minorili?
3c
Il problema del carcere minorile non è il carcere stesso (limitato,
appunto, ad extrema ratio), ma
l’esterno, il territorio: sia in
termini di prevenzione che di reinserimento post-detentivo. Perché ci
sono cause oggettive ambientali che concorrono al delinquere dei minori e che
possono non difficilmente riportarveli, annullando il grosso lavoro fatto in
carcere, da personale spesso molto capace, sensibile e motivato.
4. Un
modello possibile di carcere – tutto naturalmente è migliorabile, ma sarebbe
assurdo non riconoscere quanto di positivo è stato fatto – l’Italia lo ha, dunque, realizzato per i minori. Che non l’abbia fatto per gli adulti è evidente a
chiunque voglia vedere, così come dovrebbe essere evidente che il pianeta
carcere fa parte delle urgenze ed emergenze italiane (quando poi la smettessimo
di metterci nelle condizioni di lavorare su continue emergenze, avremmo
davvero fatto un bel salto di civiltà).
5. L’amnistia
e l’indulto – non preceduti, accompagnati e seguiti da adeguate misure
strutturali e di supporto – avrebbero un doppio risultato: porre fine al tasso
di ingiustizia che le nostre carceri per
adulti hanno accumulato (soprattutto per: lunghezza dei processi,
sovraffollamento, eccesso di pene detentive anche per reati che potrebbero più
utilmente essere scontati in altra forma) e garantirci il superamento dell’esame
dell’Europa del prossimo maggio 2014. Doppio risultato positivo, ma transitorio.
Sarebbe, insomma, uno di quegli esami passati per il rotto di cuffia, con il 4
e ½ trasformato in 6-: con bocciatura certa l’anno successivo. Se indulto e
amnistia intervenissero da soli a maggio 2014 avremmo in carcere (per adulti)
i numeri giusti, che tornerebbero sbagliati qualche mese dopo. Avremmo
insomma abbassato la febbre con la borsa del ghiaccio – cosa talora auspicabile,
necessaria e urgente – ma avremmo
lasciato l’infezione dove sta.
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