domenica 13 ottobre 2013

Notarella su Amnistia e Indulto



 
Il presidente Napolitano, a Nisida, l'1 ottobre 2011


1.«Poi, riguardo alla condizione delle carceri, ha commentato: “Il sovraffollamento è una vergogna per l'Italia. Non sono degne di esseri umani le carceri sovraffollate”, ma al momento, ha aggiunto il capo dello Stato, non ci sono le condizioni per un'amnistia: “Ci vuole un accordo politico che allo stato non c’è”, ha spiegato.”». La frase è di Repubblica  e si riferisce all’incontro del presidente della Repubblica, Napolitano, con i ragazzi di Nisida, il 1 ottobre 2011. Chi come me c’era sa bene che la risposta del presidente (che, come da cerimoniale, aveva a lato l’allora ministro della Giustizia Nitto Palma) era stata più ampia. Disse che l’amnistia, se il Parlamento l’avesse votata, l’avrebbe già firmata non una, ma dieci volte proprio in ragione dell’invivibilità delle carceri. Questo per aggiungere un’altra conferma, ove mai ce ne fosse bisogno, al fatto che il presidente Napolitano, quando parla di amnistia e indulto, ha obiettivi di alto senso civile e umano.

2.In questo primo mese di scuola, la mia mattinata più faticosa è stato mercoledì 11, quando ho letto in classe (e spiegato pezzo per pezzo), ad un gruppone di ragazzi, il messaggio di Napolitano, letto il giorno prima dai rispettivi presidenti alle Camere. In qualche modo è stata “strana” la reazione dei ragazzi che altre volte, di fronte a questa o quell’ipotesi – del tutto razionalmente infondata – di amnistia si sono erano subito gettati in sogni ad occhi aperti, e, invece, di fronte all’articolato discorso del Presidente, sono rimasti molto cauti, con una gamma variante tra scetticismo e indifferenza perché "tanto chissà che faranno i politici e quando".

3.Insegno a Nisida dal 1984, il che vuol dire che ho vissuto dall’interno la riforma del Codice penale minorile del 1988, l’amnistia e indulto del 1990, l’indulto del 2006. Un tempo lungo in cui mi sono fatta queste idee:

3a Quando si parla di carcere, bisognerebbe distinguere chiaramente, cosa che non vedo fatta mai, tra “adulti” e “ragazzi”. Perché tutte le pecche che l’Europa, la Costituzione, una coscienza uniformata  a comune senso di umanità (nonché allo spirito cristiano che Napolitano cita) ci rimproverano, riguardano il carcere per adulti. Il nostro carcere minorile limitato, con la riforma del codice, ad ultima ratio e dove la pena viene gestita come funzionale alla rieducazione, è un modello per l’Europa e non solo.

3b Con tutti i limiti di disponibilità finanziarie degli ultimi anni e le non poche manchevolezze  delle istituzioni (cfr, per esempio, l’assenza, ormai annosa, di corsi regionali di formazione professionale all’interno dell’Istituto), mi chiedo che cosa si potrebbe fare di più e di meglio per ragazzi che vanno per qualche tempo “fermati”  di quanto già non si faccia in un luogo come Nisida, in cui la stessa bellezza naturale nonché la ricchezza della storia diventano materia prima della rieducazione (scuola; attività di formazione; attività culturali, ludiche, sportive ecc. ecc.) e nelle altre carceri minorili?

3c Il problema del carcere minorile non è il carcere stesso (limitato, appunto, ad extrema ratio), ma l’esterno, il territorio: sia in termini di prevenzione che di reinserimento post-detentivo. Perché ci sono cause oggettive ambientali che concorrono al delinquere dei minori e che possono non difficilmente riportarveli, annullando il grosso lavoro fatto in carcere, da personale spesso molto capace, sensibile e motivato.

4. Un modello possibile di carcere – tutto naturalmente è migliorabile, ma sarebbe assurdo non riconoscere quanto di positivo è stato fatto – l’Italia lo ha, dunque, realizzato per i minori. Che non l’abbia fatto per gli adulti è evidente a chiunque voglia vedere, così come dovrebbe essere evidente che il pianeta carcere fa parte delle urgenze ed emergenze italiane (quando poi la smettessimo di metterci nelle condizioni di lavorare su continue emergenze, avremmo davvero fatto un bel salto di civiltà).

5. L’amnistia e l’indulto – non preceduti, accompagnati e seguiti da adeguate misure strutturali e di supporto – avrebbero un doppio risultato: porre fine al tasso di ingiustizia che le nostre carceri per adulti hanno accumulato (soprattutto per: lunghezza dei processi, sovraffollamento, eccesso di pene detentive anche per reati che potrebbero più utilmente essere scontati in altra forma) e garantirci il superamento dell’esame dell’Europa del prossimo maggio 2014. Doppio risultato positivo, ma transitorio. Sarebbe, insomma, uno di quegli esami passati per il rotto di cuffia, con il 4 e ½ trasformato in 6-: con bocciatura certa l’anno successivo. Se indulto e amnistia intervenissero da soli a maggio 2014 avremmo in carcere (per adulti) i numeri giusti, che tornerebbero sbagliati qualche mese dopo. Avremmo insomma abbassato la febbre con la borsa del ghiaccio – cosa talora auspicabile, necessaria e urgente  – ma avremmo lasciato l’infezione dove sta.

Nessun commento:

Posta un commento