Maigret
in versione Cervi-Pagnani – regia di Landi con partecipazione alla produzione
di Andrea Camilleri, che da quella esperienza ha appreso non poco – fa parte di
quei programmi tv, garbati e intelligenti, di quand’ero ragazza che non solo ricordo ma che rivedo con
piacere.
E’
stato perciò gradevole ripercorrere certi episodi con Elogio della signora Maigret di Maria Ielo, pubblicato da Città del
Sole anche in e-book.
Questa
la mia recensione per Zoomsud, http://www.zoomsud.it/index.php/commenti/58814-la-recensione-elogio-della-signora-maigret-di-maria-ielo.html
Quando, tra un po’ di centinaia di anni,
ci si occuperà dei libri scritti in Italia in questo periodo, forse ci
si sorprenderà non poco del fatto che una parte sostanziosa della nostra
narrativa – quella che più si trova nelle classifiche di vendita,
quella su cui si svolgono molti importanti festival (tra cui Cosenza in giallo) e che maggiormente passa sul piccolo schermo in fiction di successo – gira intorno a delitti e commissari.
Sarà, forse, un’esigenza, in un tempo
così confuso e pieno di mali cui troppo spesso pare di non poter porre
rimedio, di trovare quella rassicurazione che dà, anche solo a livello
immaginario, il riportare a ordine ciò che è frammentario, ricostruendo
le tessere del puzzle in maniera che il male venga limitato e sconfitto.
Se non pochi commissari attuali fanno
ormai parte dell’immaginario collettivo italiano – uno per tutti, il
Montalbano di Camilleri-Zingaretti, attore che tornerà presto in tv nei
panni del giudice meschino di Mimmo Gangemi – non c’è dubbio
che l’archetipo sia il Maigret di Simenon, che tutti coloro che hanno
superato la mezza età conservano in mente nella versione Gino
Cervi-Andreina Pagnani.
Già. Perché a differenza di tutte le
mogli, fidanzate, compagne storiche e occasionali dei commissari del
momento, la signora Maigret – che vive sempre a casa, pulendo e
lavorando ai ferri, pronta a servire in tavola un ottimo pranzo al
marito, a qualunque ora torni a casa, che mai si lamenta delle sue
prolungate assenze per lavoro né del suo talvolta burbero e scarno
eloquio: timida, riservata, comprensiva – si impone come personaggio
memorabile.
«La signora Maigret, timida ma solare, e
il mondo dei suoi parenti, sono un rifugio, una boccata d’aria, un
“posto” fresco e riposante, lontano anni luce dalle violenze e dalle
miserie della “piccola gente”, come la chiamava Simenon, che Maigret
frequenta per lavora ma anche per naturale inclinazione e desiderio di
comprendere». Dolce, mite, senza figli ma estremamente materna, «rimane
sempre una “spalla”, la spalla sulla quale il marito si appoggia, non
solo per i bisogni materiali, ma anche una “spalla” in senso comico.
Simenon usa la signora Maigret, con le sue piccole preoccupazioni
quotidiane e i suoi “drammi” da casalinga, come “intermezzo comico” per
stemperare la tensione che assorbe il marito quando scava nei meandri
della natura umana per venire a capo di un’inchiesta particolarmente
complicata”.
Eppure – miracolo della buona scrittura e
della bella interpretazione – questa signora fuori dai canoni del
maggiore “protagonismo” di una donna di oggi non è l’elemento scialbo e
di contorno di una storia: il commissario Maigret non esisterebbe senza
la signora Maigret.
Maria Ielo, reggina, ha scritto, per Città del Sole, un suo breve, svelto, gradevole Elogio, che è un bel modo di ripercorrere la sua presenza nelle pagine di Simenon.
Nessun commento:
Posta un commento