Ascolta
come
mi batte forte il tuo cuore.
Scorro
la lettera aperta di Katia Stancato a Mario Monti http://www.zoomsud.it/index.php/commenti/58889-lettera-aperta-molto-sofferta-a-mario-monti.html
e mi tornano in mente i versi finali di Ogni caso di Wislawa Szymborska. Magari
con un’aggiunta (mi perdoni la grande poetessa) tipo:
Come
mi batte forte il tuo cuore. E il tuo. E il tuo.
Quanti
cuori che, battendo nel mio, segnano
tagliano,
tirano, strappano, lacerano il mio.
Non
intendo qui entrare nel merito dei contenuti, ma c’è un elemento stilistico, anzi due che mi colpiscono molto in questa
lettera. (Lettera in cui, in generale, emerge un senso della politica come rete
di relazioni tutte da (ri)- costruire, faticosa (ri)-sarcitura di un tessuto
sociale bloccato non solo dalle non facili condizioni oggettive ma anche e
forse soprattutto da una sfiducia del futuro che si è fatta lastra di marmo tra
se stessi e la realtà e, quindi, di un’ancora più necessaria per quanto
faticosa attivazione di piccoli scatti di novità e di speranza. Dove s’intravvede,
cioè, una parte di quella Calabria operosa e onesta (qualunque sia la sua
scelta di voto ma, molto di più, di non voto alle elezioni) che ha fin troppi
motivi per avvertirsi ai margini della storia e accumula costanti conferme di
non poter riuscire a venir fuori dal proprio pantano).
Il
primo elemento stilistico è che
difficilmente una lettera di tal fatta sarebbe potuta venire da un uomo. Ora, io
non amo, anzi storco il naso di fronte alla definizione di scrittura al
femminile, ma, qui, c’è il tocco particolare di chi, ritenendosi in qualche
modo ferito e non poco da qualcuno di cui comprende le ferite, ma si aspettava sostegno, lo
riprende con quel sincero, garbato, forte, spirito di cura, che è femminile
singolare non solo grammaticalmente. E senza nessuna tonalità ancillare: con
ogni evidenza, chi scrive si considera, del tutto pari a chi legge e/o dovrebbe
leggere.
Il
secondo, e immediatamente evidente, è l’assenza
della parola Calabria. L’autrice cita
più volte Scelta Civica e il Terzo settore, di cui, per il suo partito, è
responsabile nazionale, ma non la Calabria di cui, sempre per il suo partito, è
coordinatrice regionale. Un’assenza che non sembra una svista casuale, ma frutto
di una precisa scelta stilistica:
quella, condivisibile o meno, di considerare più fortemente espresse le
problematiche sociali calabresi che con ogni evidenza le stanno a cuore, anzi
le battono dentro, se riassorbite in
quelle generali del paese.
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