Immagino che, dopo la
presa di posizione sul caso Palamara*, qualche elettore Pd del Sud si sia
chiesto perché mai Franco Roberti abbia guidato la lista del partito alle Europee.
Domanda che mi ero posta
fin da subito, dicendo ai miei sette lettori che avrei, dopo le elezioni,
voluto dire qualcosa sulla formazione delle liste**, intendendo quella del Pd.
Consideravo sbagliata,
infatti, la scelta di una persona che – indipendentemente da ogni valutazione
di merito – lega la parola Sud alla
parola mafia. Certo, indubitabilmente,
nell’accezione di antimafia.
Ma, anche in questa giusta versione, non c’è il legame,
scelto invece per il Nord, con personalità che fanno riferimento all’economia,
ovvero al lavoro e alle condizioni di sviluppo sociale del territorio.
Che non si trovi (non si
sia trovata), come capolista del Sud, una personalità che abbia a che fare con
la crescita, significa ancorare la visione del Sud a quella di un territorio arretrato
dove il massimo è la lotta alle mafie (che, naturalmente, dovrebbe essere il
minimo).
Mi sembra un modo di
rassegnarsi ad un Sud che resta “indietro”. Ovvero la mancanza di una visione nuova che (ri)metta in movimento il Mezzogiorno. Mentre sta per arrivare
il voto su quell’assurdità dell’autonomia differenziata delle regioni.
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