Il primo giorno libero
dopo gli esami, Daniela lo dedicava alle piante. Non è che l’avesse deciso. Era
successo il primo anno che avevano comprato casa nuova e poi era continuato a
capitare tutti gli anni. I due grandi balconi che circondavano l’appartamento
al quinto piano erano pieni di piante: trascurate in inverno, quando Daniela
non tollerava neppure l’idea di stare un po’ di ore al freddo, e trascurate anche
in primavera, quando aveva troppi progetti didattici da concludere per trovare
il tempo per altro. Ma il primo giorno dopo gli esami, anche se non l’aveva
previsto, anche se aveva programmato altro, si alzava all’alba (come in tutto
il periodo di scuola) e cominciava a togliere erbacce, potare le felci ognuna
delle quali faceva da piccolo boschetto, rabboccare i vasi di terriccio. Finché
arrivava il sole – che su quei balconi arrivava tardi, intorno mezzogiorno –
Daniela lavorava con serena alacrità, libera dai pensieri che l’avevano
accompagnata durante tutto l’anno scolastico: leggera e lieta di avvertire il
muoversi delle dita, la fatica delle gambe, la dolenzia della schiena.
Non le bastava una mattinata,
ma, già a un quarto del lavoro, si guardava intorno compiaciuta, i grandi
sacchi della spazzatura riempiti e le braccia segnate da graffi. Un po’ le
veniva da sorridere pensando che un provetto giardiniere avrebbe avuto un
conato davanti ai suoi rami mozzati con il coltello ma c’era un sorriso più profondo:
come l’appagamento di un ritorno a casa.
Nonostante la cura
parziale e approssimativa che ricevevano, le piante non l’abbandonavano: con
poca terra o terra mai zappettata, con rami e foglie secche tolti solo una
volta l’anno, eppure continuavano a darle verde e il senso di stare dentro una
lunga storia.
Come se avessero
accumulato il bene voluto ad altre piante.
Nel passato, la sua, era
stata una famiglia contadina che coltivava ogni pezzetto di terra in maniera utile:
pomodori, patate, lattuga, agli, zucchini. Eppure un pezzo veniva lasciato
all’inutile, non al necessario bensì al solo bello: rose, garofani, fior
d’angelo. C’era sempre un fiore, in casa, davanti al quadretto della Madonna o
di un familiare morto. Suo padre e anche sua suocera dicevano che dalle persone
che non tenevano qualche pianta sul balcone – almeno un geranio – era meglio
star lontani.
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