Mai
un momento di pausa, un periodo di disoccupazione, un mese di ferie. Le Parche
sono sempre al lavoro.
E
se il morire è ineliminabile dalla condizione umana, non dovrebbe essere
assolutamente intollerabile che si diano troppi aiuti e spinte e assist alle nere
signore che tagliano fili?
E,
invece, costruiamo male, in luoghi inappropriati, magari con materiale
scadente. Respiriamo aria satura di gas che ci ammalano e modificano
pesantemente il clima. Mangiamo cibi che chissà se e quanto hanno di “naturale”.
E,
non prendendoci adeguata cura dell’ambiente, finiamo con l’incidere non sulla “qualità”
della vita, ma sulla vita stessa: per insipienza, per disinteresse o per troppi
interessi, per malaffare diamo una bella mano alla morte.
Le
grandi acque non possono spegnere l'amore né i fiumi travolgerlo, dice il Cantico dei
Cantici. Ma se l’alveo di un fiume è stato sventrato, le acque possono
rompere gli argini e travolgere grandi e bambini innocenti.
Quale
dovrebbe essere l’interesse primario di ciascuno se non difendere, proteggere,
accudire la propria stessa esistenza e quella di chi più gli è caro? Può una
madre dover temere (un esempio tra i tantissimi che si potrebbero fare) di
propinare al figlioletto, certo contro la sua volontà, chissà quali veleni nella
minestrina si amorevolmente preparata?
E,
poi, naturalmente, farla crescere al meglio, la vita, con una buona scuola, una buona
sanità, un buon lavoro ecc. ecc.?
E
non sarebbe compito prioritario della Politica occuparsi proprio di questo,
promuovere con intelligenza, difendere con severità, far sviluppare con adeguate
innovazioni le condizioni di vita della propria comunità?
Ci
vorrebbe un di più di Etica e un di più di Politica.
Un
di più di etica, perché né rinnovamento, né rivoluzione, né cambiare
verso, né radicale riformismo possono darci un futuro, se non c’è conversione.
Lo
so, non è termine politically correct,
sa troppo di cattolicesimo.
Ma
non ne vedo di ugualmente significativi.
Perché
i mali del paese – dalla corruzione diffusa, all’indifferenza nei confronti
della cosa pubblica, dalla pesante divaricazione tra i privilegi di pochi e il
difficile barcamenarsi di tanti, dalla dilapidazione dell’enorme patrimonio
artistico al crescente involgarimento del linguaggio – sono tali che, senza una
revisione profonda della mentalità e dei comportamenti di ciascuno, non solo
delle classi dirigenti più alte, ma anche di quelle intermedie e basse e
bassissime, nonché di chi fa sforzo a dirigere pure se stesso, non se ne esce.
Ma
l’etica dei singoli, oltre ad aver bisogno spesso di imput e controlli della
legge, non inciderà sull’insieme della società se non con una politica che
riconquisti la maiuscola.
Oggi,
l’immagine che danno i partiti (non per nulla tutti sottoposti a grandi
suddivisioni, disaggregazioni e nuove aggregazioni) va dall’irrimediabile
disfacimento (se si vuole essere più
pessimisti) ai balbettanti tentativi (se si vuole essere meno pessimisti) di trovare
una forma, uno schema che possa reggere l’impatto con un presente confuso e
inquieto.
Un’amica
calabrese che qualche mese fa è salita in politica rispondendo ad una
sincera esigenza di servizio alla collettività mi ha scritto di sentirsi "in crisi profonda". Ne capisco profondamente le ragioni e
replicare non mi è facile.
Ma
questo paese, questo sud, hanno una necessità assoluta di persone competenti,
serie, oneste, che diano alla politica sguardo e voce di Politica, che non si perdano nelle tiritere dei riti triti e ritriti dei gruppi, gruppetti e gruppuscoli, ma affrontino, con coraggio e lungimiranza, i problemi veri.
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