Mare in tempesta, con onde alte in fuga scomposta. Il vento, veloce, violenta gli alberi e sembra scuotere pure i treni in stazione. Piove. Nel grigio di nuvole dense, appare, delicato, un arcobaleno. Come un abbozzo di sorriso. Nonostante tutto.
Quella che segue è una mia noterella per Zoomsud sul maltempo reggino di qualche giorno fa. Quando il mare è così burrascoso, si cerca(va) di esorcizzarne il (sacro) timore raccontando che o aveva litigato con la moglie oppure doveva ancora trovarne una: “’mmugghieri mi t’accappa”.
Ultimi anni quaranta del secolo passato. A San Lorenzo, un pecoraio si accorda con un ricco proprietario della zona: si prenderà cura delle sue pecore ( alcune centinaia) portandole al pascolo ogni giorno, “escluso quando fa cattivo tempo”. Piove di rado, da quelle parti, al proprietario è sembrata una richiesta strana (chi è al suo servizio, lavora sempre e comunque), ma, in fondo, accoglibile. Al primo giorno di pioggia, si fionda all’ovile, a controllare. Le pecore non ci sono. Molto più tardi, scorge il pecoraio che le riconduce al coperto, dopo averle lasciate brucare a lungo in un piano d’erba tenera e succosa: scola acqua da tutte le parti, ma non sembra per nulla contrariato. E così succede nei rari giorni di pioggia che capitano nei mesi successivi. Ogni volta il padrone si fionda all’ovile, ogni volta le pecore stanno al pascolo. Si chiede perché il pecoraio ha preteso quell’accordo, ma non dice nulla. Una mattina di cielo azzurro, limpido oltre ogni immaginazione, sale al pascolo per impartire un ordine, ma il pecoraio non c’è. Sta barricato nella capanna dell’ovile. “Cola, perché non siete uscito con le pecore?”, la domanda gli esce quasi come un urlo di rabbia. “’Gnuri – risponde calmo il pecoraio – io ho fatto un accordo con vossignoria, che quando è malutempu non mi muovo”. “Ma quale malutempu, non si vede ombra di pioggia e il sole è caldo…”. “Si, ‘gnuri, ma c’è ventu..”.
Sarà pure, ben usato, una ricchezza energetica, e, certo, ha un suo indubbio, magari inquietante, fascino (come ogni rabbiosa reazione della natura: soprattutto quando vissuta a rispettose distanze di sicurezza). Ma il vento – lo confermano le reazioni web di ieri alle forti mareggiate e al maestrale squassante (le notizie più gettonate sulla Calabria di questi primi giorni di 2012 sono state tutte di carattere “ambientale”, dalla splendida visione dell’Etna di Capodanno alla tempesta dell’Epifania) – non sembra particolarmente piacere ai calabresi.
“Acqua davanti e ventu darreru”, si diceva un tempo. E, in effetti, cosa c’è di meglio, per mandare qualcuno a quel paese, che quell’antico scuoter di spalle nell’augurare al malcapitato interlocutore (nemico e/o avversario) di trovarsi nel mezzo di una tempesta di pioggia e vento?
foto tratta dalla pagina fb di Calabria... una regione meravigliosa
il quadro è "Vento" di Van Gogh
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