«Le istituzioni italiane, compreso il mercato, portano a escludere il lavoro delle donne. Così non si va avanti. Bisogna organizzare meglio il mercato del lavoro, per avere più inclusione dei giovani, delle donne e dei più anziani, gli over 50, superando le distanze tra nord e sud. Ci delle trattative in corso sul mercato del lavoro. L’occupazione femminile non è un dato offerto dal destino, ma il frutto dell’organizzazione del nostro mercato del lavoro. Noi abbiamo un problema di occupazione tout court. Ma i giovani hanno un’estrema difficoltà a trovare occupazione, come le donne di tutte le età e le persone con poco più di 50 anni. Questo è uno strano Paese, in cui si pensa che una persona che ha poco più di 50 anni sia da considerare persa per il mercato del lavoro: è un’assurdità».
A me Elsa Fornero sta molto simpatica. E mi piacciono le sue incursioni, da ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, anche negli usi linguistici in atto. Il giornalistico “la Fornero” – «Non mi piace quando dite “la Fornero”. Dite “Fornero” e basta, come dite “Monti” – è davvero insopportabile. Alla mia generazione, avevano insegnato che l’articolo seguito dal cognome poteva andare solo nell’accezione: “Come dice il Monti…”, ovvero: “ Come dice Vincenzo Monti nella sua Ode…” e mai per indicare “il signor” Monti, che di nome faccia Mario, o Giuseppe o Francesco. E, comunque, mai, in assoluto, l’articolo femminile seguito dal cognome.
Personalmente, direi sempre: “il ministro”; con valenza neutra: il ministro Passera, il ministro Fornero. Oppure, se e soprattutto volessi indicare particolare rispetto e considerazione per la donna in questione: il ministro Passera, il ministro, signora Fornero.
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