Un cagnone nero pece steso,
a mo’ di tappetino, sul marciapiede, sotto un grande pino. Alle nove del mattino,
con l’aria ancora fresca, sembra già stanco del possibile caldo delle tre del
pomeriggio. Ha stampata in faccia la volontà di non muoversi: hic manebimus optime.
Il padrone lo chiama, arrotando
un po’ il nome: Noir. Il cagnone accenna
vagamente ad aprire mezzo occhio, e subito lo richiude. Poi il padrone
continua: Iamunindi e il cane,
scaracollando, si alza sulle quattro zampe e lo segue.
Il francese sarà elegante
e distintivo, ma vuoi mettere la pregnanza del dialetto calabrese?
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