domenica 26 luglio 2020

Se il dialetto batte il francese


 
Ma si incontrano anche gatti

Un cagnone nero pece steso, a mo’ di tappetino, sul marciapiede, sotto un grande pino. Alle nove del mattino, con l’aria ancora fresca, sembra già stanco del possibile caldo delle tre del pomeriggio. Ha stampata in faccia la volontà di non muoversi: hic manebimus optime.

Il padrone lo chiama, arrotando un po’ il nome: Noir. Il cagnone accenna vagamente ad aprire mezzo occhio, e subito lo richiude. Poi il padrone continua: Iamunindi e il cane, scaracollando, si alza sulle quattro zampe e lo segue.

Il francese sarà elegante e distintivo, ma vuoi mettere la pregnanza del dialetto calabrese?



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