Se mi mandano nello
stanzino a prendere un oggetto grande come una damigiana, è quasi certo che non
lo vedo. Se, sulla spiaggia, c’è una conchiglia microscopica, la prendo di
sicuro. Da sempre, in casa, mi prendono in giro per questa mia vista così
selettiva.
Stamattina, in campagna –
in quel silenzio denso e lieve dell’alba (c’è qualcuno che l’ha adeguatamente
descritto? Non so: ci potrebbe riuscire solo un grandissimo) – ho raccolto
altre conchiglie: mandorle finite tra intrecci di sterpi e fichi d’india.
Da piccola, ne ho
raccolte tante, di mandorle.
E in questo gesto – così faticoso,
con la pelle che risente della peluria delle bucce – ci trovo una pace ancora
più assoluta di quella che mi prende a mare quando, raccogliendo conchiglie,
perdo ogni cognizione del tempo e dello spazio.
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