domenica 12 luglio 2020

L'ultima estate di Reggio






Sulle coste dello Jonio reggino, negli ultimi giorni, sono sbarcati immigrati positivi al covid 19. Scenario ampiamente prevedibile e che, sicuramente, si allargherà nelle prossime settimane.

Nel frattempo, in questi mesi, il numero di terapie intensive non è aumentato di 1 (una) unità per non parlare dei pressoché inesistenti servizi di medicina territoriale.

La spazzatura occupa le strade di Reggio, le spiagge restano sporche, e la pulizia del mare dipende dalle correnti.

Mentre polizia e carabinieri continuano ad arrestare per associazione mafiosa decine di persone dedite, in particolare, all’estorsione, l’impoverimento generale è palpabile.

La pandemia ha provocato o accelerato la perdita del lavoro per tanti. Il ritorno all’agricoltura, teoricamente possibile, non sembra riguardare numeri consistenti di popolazione. Il commercio è a terra. Altri lavori non pervenuti. Di quel po’ di attività culturale che animava le estati, neppure l’ombra: e non è solo per le regole anti contagio.

Il sindaco di Milano dice che il pubblico impiego calabrese dovrebbe guadagnare meno di quello lombardo: segno di un impoverimento di intelligenza (già ampiamente dimostrato) di chi dovrebbe essere in grado di guardare all’interesse generale del Paese.

Tra poco più di due mesi, Reggio va al voto per il sindaco.

Siamo su un crinale che dal dramma dell’emarginazione va rapidamente verso il baratro dell’essere gettata nel cestino della carta straccia.

Cinquanta anni dopo l’esplosione dei Moti reggini, Reggio si appresta a chiudere, di fatto, la sua storia millenaria?

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