martedì 17 dicembre 2019

I petrali e l'innocenza della Calabria




-Ho un problema, piccolo ma serio. Quest’anno, mia madre non ha potuto fare il vino cotto. Adesso con cosa lo sostituisco?

-Tu hai chiesto a C.? Perché C. l’ha fatto…

C., ovvero colei che mi sta rispondendo, s’illumina, va verso uno stipetto, tira fuori una preziosa bottiglietta e versa quasi metà del contenuto, intenso e denso, in una boccetta.


Sono salva. Torno a casa, tagliuzzo i fichi secchi e li metto a macerare in una parte di questo sangue scuro, profumatissimo. Poi, nei giorni successivi, aggiungerò mano mano tutto quello che occorre per la farcia dei petrali.


Mi emoziona, mi riempie di luce, quel “te lo do io”. E mi fa pensare ad una frase che Franco Arminio ha scritto quello stesso giorno su Fb: «Sia benedetta la Calabria. E spero che la vita mi dia la lingua giusta per raccontarla, partendo dalle sue innocenze e non dalle sue colpe.»

C’è la Calabria innocente in certi sorrisi di disinteressata generosità. E c’è anche in questi suoi dolci natalizi, poveri e ricchi nello stesso tempo, sedimentazioni di secoli di civiltà e di lunghi lavori femminili (le mandorle, i fichi, il vino cotto).


Le immagini sono relative a Natale a Pellaro 2019



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