-Ho un problema,
piccolo ma serio. Quest’anno, mia madre non ha potuto fare il vino cotto.
Adesso con cosa lo sostituisco?
-Tu hai
chiesto a C.? Perché C. l’ha fatto…
C., ovvero
colei che mi sta rispondendo, s’illumina, va verso uno stipetto, tira fuori una
preziosa bottiglietta e versa quasi metà del contenuto, intenso e denso, in una
boccetta.
Sono salva. Torno a casa, tagliuzzo i fichi
secchi e li metto a macerare in una parte di questo sangue scuro,
profumatissimo. Poi, nei giorni successivi, aggiungerò mano mano tutto quello
che occorre per la farcia dei petrali.
Mi emoziona,
mi riempie di luce, quel “te lo do io”. E mi fa pensare ad una frase che Franco
Arminio ha scritto quello stesso giorno su Fb: «Sia benedetta la Calabria. E spero che la vita mi dia
la lingua giusta per raccontarla, partendo dalle sue innocenze e non dalle sue
colpe.»
C’è la
Calabria innocente in certi sorrisi di disinteressata generosità. E c’è anche
in questi suoi dolci natalizi, poveri e ricchi nello stesso tempo,
sedimentazioni di secoli di civiltà e di lunghi lavori femminili (le mandorle,
i fichi, il vino cotto).
Le immagini sono relative a Natale a Pellaro 2019
Le immagini sono relative a Natale a Pellaro 2019
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