Due notti fa
c’è stata una furiosa tempesta di vento. Di quelle che tolgono il sonno e
riempiono d’ansia: resisterà quella pianta? Che cosa volerà via dal balcone? Qualcuno
si farà male? La mattina dopo, contando i danni, mi è venuto anche da
sorridere. La mareggiata avrà portato conchiglie, mi sono detta.
Da quando mi
ricordo, ho sempre raccolto conchiglie. Se sto in una spiaggia, i miei occhi
vanno automaticamente a scovare anche l’unica, piccola, conchiglia nascosta
nella sabbia o tra le pietre. Non so quasi niente di conchiglie. Ogni tanto
compro qualche libro sull’argomento, lo sfoglio, lo chiudo e lo poso. Ma
raccogliere conchiglie è, per me, pace e pienezza. Come entrare in una luce che
allontana ogni dubbio: Dio c’è, la vita ha senso, il dolore troverà senso e riposo.
Terzultima
domenica del 2019. Con l’Etna biancoazzurra al mattino e fiammeggiante al
tramonto.
Erano anni
che non raccoglievo tante conchiglie.
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