domenica 16 dicembre 2012

L'inquietudine della strada giusta


 
Il fratello d’una mia trisavola – ho il suo stesso nome, ma il mio deriva da una diversa linea genealogica – era, dicono, un gran lavoratore. Piccolo di statura, preciso in ogni suo dovere, tutto casa, campagna e chiesa. Inappuntabile.

Ma un giorno, chissà in quale pensiero immerso, fece quella che oggi si chiamerebbe una gaffe.

Come d’uso, entrando in una casa amica, si tolse ‘a birritta, s’inchinò e, a voce forte, disse: “Saluti e bon ci crisci”. Senza considerare che era andato lì, col morto ancora nel suo letto, per una visita di condoglianze.

Donna Francesca – mia trisavola anche lei – lo fulminò con lo sguardo e se lo mangiò di parole: “Compari, ‘u beni mi crisci, ‘u mali ‘nto fundu du ‘mari…”.

Perfino gli auguri, insomma, rischiano di non essere sempre appropriati; addirittura d’essere sbagliati.

Figuriamoci le scelte.

Ho idea che ci troviamo ad uno snodo importante – forse epocale – della nostra storia.

Avverto tutta l’inquietudine della strada giusta.

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