Coraggio,
il meglio è passato. Una delle fulminanti battute di Flaiano mi è ronzata
in mente per giorni come riso amaro a suggello della breve fase in cui (con
tutte le problematiche sociali, anche drammatiche, aperte e pur con gli
inevitabili limiti ed gli altrettanti evidenti errori) il potere politico è
tornato ad essere in Italia – ah, potenza delle parole quando esprimono il loro
significato – servizio al Paese.
Ho cercato una possibile fuoriuscita allo
sconcerto e allo sconforto nell’inversione della frase: Il meglio è passato, coraggio. Bisognerà mettersi comodi scarponi
da viaggio e coprirsi adeguatamente il capo per affrontare pioggia, vento,
grandine, fiumare in piena e ogni malutempo.
E provare a continuare, a
ricominciare.
Col batticuore che dà ogni strada incerta, ogni
bivio che non assicura se porterà al
baratro o alla luce.
(Ma ci sono momenti nella storia in cui l’unica
possibilità di potersi continuare a guardare allo specchio senza sentirsi
troppo male, è prendere la strada che si ritiene giusta. Costi quel che costi).
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