Resterà
a consolare
qualche
rado oleandro
o
un melograno
tra
la campagna e il mare
o,
magari, solo nella mente
(oltre
l’autodistruzione
d’una
storia che dovrebbe
avere
ben altro futuro)
Il pezzo che segue è stato pubblicato su Zoomsud col titolo I fichi dell'ultima estate d'Europa. O della prima http://www.zoomsud.it/commenti/37001-i-fichi-dellultima-estate-deuropa-o-della-prima.html
Sant’Anna fica ‘ca canna. Quest’anno, no. Il 26 luglio, non ci saranno cestini di fichi
sulle tavole reggine: in campagna, sugli alberi,
sono ancora niente più che minuscole palline.
Quasi un simbolo di un’estate anomala che, più
che un’esplosione di odori e colori, sembra sospesa tra un’agonia certa
e un agone incerto.
Un qualcosa nell’aria che le pur permanenti
tracce di normalità – chi porta i bambini a mare (vicino il più possibile a casa
per via della benzina); chi fa la spesa al supermercato (i pochissimi, nel
reggino, sopravvissuti alle numerose chiusure); chi decide di sposarsi (chissà
dove trova il coraggio); chi si lamenta dei problemi del lavoro e/o soprattutto
della mancanza del lavoro; chi si consola con un gelato o la bellezza d’un
oleandro – non riescono a controbilanciare.
Perché tutti, in fondo, sanno che l’Europa –
quella in cui siamo nati e vissuti; che abbiamo contribuito a far diventare così
e che ha determinato il nostro essere così – ammesso che non sia già spirata,
sta morendo e che, a settembre, nulla sarà più come prima. Ma non tutti sono in
grado, anche solo nel desiderio, di compiere il salto che il particolare momento
impone: lavorare, pensare, scegliere perché nonostante, eppure,
tuttavia un settembre ci sia: nuovo.
Il futuro della Calabria, com’è ovvio, si gioca
“dentro” il futuro dell’Italia e quello dell’Italia nel futuro d’Europa. Perché
la crisi drammatica che attraversiamo diventi opportunità di nuova storia, la
Calabria ha bisogno di molte teste pensanti dotate di uno sguardo
profondo e ampio.
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