Il Consiglio
regionale della Calabria ha votato oggi all’unanimità contro la soppressione di
due sue Province, prevista da un decreto governativo in via di approvazione. E c’è
stata, sempre oggi, un’ampia levata di scudi a destra e a manca contro l’ipotesi
di accorpare le feste patronali alle domeniche.
Ha dello
sbalorditivo, (e del tragico) in un contesto che richied(erebb)e un cambiamento
di stile di vita del Paese (in queste stesse ore si parla a chiare lettere di
un possibile “fallimento” della Sicilia), l’ancoraggio, su tanti e diversi versanti, all’esistente.
Esclusion fatta (forse) per i patronati riferiti, con vari titoli, alla Madonna,
ampiamente venerata in molte località italiane – Cu terremoti, cu guerri e cu paci/sta festa si fici, sta festa si faci:
così, per esempio si dice di FestaMadonna, dedicata alla Madonna della
Consolazione, protettrice di Reggio (processione molto partecipata e tonnellate
di panini ‘cu satizzu) – mi chiedo quanti
siano i santi patroni il cui onomastico richiami in chiesa, a sentir messa e
ricevere i sacramenti oppure, semplicemente, spinga ad un sussulto di identità
che li faccia riconoscere come parte di una specifica comunità, i
(con)cittadini che li onorano… non andando a scuola e facendo (mezza)vacanza
dal lavoro.
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